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Gli AGRADO servono GULASH a colazione…

Il rock si tinge di pop e finisce con il cadere complice dell’eterno fascino del cantautore. Insomma: quello degli AGRADO non è un disco di fuorviante rock leggero all’italiana maniera, di quello che passa per le radio e detta i gusti e le mode del momento. Ci sono retroscena autorali importanti da cogliere come fossimo abili cesellatori. Ci sono sfumature di forma, scritture affascinanti, c’è quel sex-appeal di un ritornello facile e di una strofa che funziona…c’è tutto questo secondo il cliché…ma c’è anche tanta passione e quella non è sinonimo di piattume e omologazione. Non a caso probabilmente è l’omologazione il nemico numero 1 degli Agrado, quello che viene combattutto canzone dopo canzone. Ho ascoltato questo “Gulash” diverse volte e ancora scopro angoli di luce forte come bui come nel singolo “Semplicemente” dove non avevo fatto caso quanta America nel mood soprattutto della intro si mescolasse ad una forma canzone (parlando soprattutto della melodia) che mi proietta nell’Italia degli anni ’60…a ben pensarci…ma scopro anche momenti strani come in “Viaggiatore immobile” dove avrei richiesto un basso maggiormente presente a dare carattere e invece sembra quasi sparire lasciandomi una fame addosso che devo ancora soddisfare. Comunque sia non c’è da distrarsi con gli Agrado…

“Gulash” sembra quasi non essere un disco di semplice pop-rock…in questi 10 inediti è davvero importante il testo che spesso sa come gestire metriche, suoni e significati. Possiamo parlare di un “Pop d’autore”?
È una definizione molto interessante! Diciamo che siamo tre autori che utilizzano il pop/rock per esprimere le proprie idee, trattando i temi più svariati di vita quotidiana in questo particolare periodo storico che la nostra società sta attraversando. Cerchiamo di rendere tutto ascoltabile alle nostre orecchie, sia nella musica che nei testi e cerchiamo di dare un senso a quello che raccontiamo, a volte con una vena ironica e fantasiosa.

Ed io mi fermerei su questo argomento perché sono molti i brani che mi hanno colpito non solo per la melodia ma anche per il testo. Citando per esempio “Dietro a uno specchio”: secondo voi, e non guardando solo il ruolo della rockstar (penso che ovunque si guardi oggi vada bene), scesi dal palco esiste ancora la nobiltà?
Ci fa molto piacere averti colpito anche per i testi, è un aspetto che abbiamo sempre curato molto. E’ molto conveniente mostrarsi nobili quando si è al centro dell’attenzione, permette di guadagnarsi il favore di chi ti sta ascoltando. In “Dietro a uno specchio” parliamo di nobiltà d’animo intesa come generosità di sentimenti che non è, a nostro avviso, un’ opera di convincimento agli occhi degli altri , ma è un qualcosa che si esprime senza le parole e lontano dalle luci della ribalta. Certo che esiste ma bisogna essere capaci di coglierla.

Tornerei su “Viaggiatore Immobile” in cui si descrive meravigliosamente la droga di questo nuovo millennio. I Social Network. Qual è il vostro rapporto con questi mezzi?
Crediamo che sia importante arricchirsi con le nuove forme tecnologiche senza però esserne schiavo. Un social network può essere un divertente modo per socializzare. L’importante, a nostro avviso, è che ci si renda conto che è solo uno strumento in più e non l’unico. Ci spaventa l’idea che il virtuale possa prendere il sopravvento sul reale ed è quello che raccontiamo in “viaggiatore immobile”. Siamo in un’epoca in cui basta un click per reperire qualsiasi informazione, tutto questo è un vantaggio solo se si riesce a capire che vivere quell’informazione ha un valore diverso dal leggerla.

Alla fine tutti dicono di “ricordarsi com’è fatto il mare” ma poi oggi c’è davvero un’Italia intera ferma dietro le tastiere dei computer. Non so cosa ne pensate voi, ma più passa il tempo e più uomini e donne di cultura trovo irrimediabilmente ridiscesi a livelli impressionanti. La visione di un artista che fa cultura oggi…qual è?
Per un artista è importante esprimere le proprie idee cercando di farle arrivare nella maniera più semplice a chi le ascolta. Sta a lui scegliere la strada migliore per esprimere un concetto. Non crediamo che la tecnologia sia un elemento denigrante, l’importante è saperla utilizzare come un valore aggiunto. La conoscenza e la curiosità nei confronti di tutto ciò che ci circonda non può che esserci d’aiuto. Sta all’artista stesso scegliere se utilizzare uno strumento, piuttosto che un altro.

E potendo andare una “Domenica su Marte”? Avrebbe senso tornare indietro?
Perché no ! Avrebbe senso farlo se il rientro servisse a portare un miglioramento. Una via di fuga permette sempre di valutare le stesse problematiche ma da un diverso punto di vista. L’importante è non essere schiavi di concetti ed idee che non ci rappresentano. Soprattutto per … “noi che crediamo nella libertà”.

Il rock degli Agrado in somma coniuga a se tantissimi ingredienti importanti. Per chiudere, ci regalate un’altra chiave di lettura che possa essere preziosa e ancora migliore per capire sfumature che forse troppe etichette commerciali andrebbero a mascherare e confondere? Insomma: “Gulash” che disco è?
“Gulash” è un disco sincero, nato con forza dopo mille avversità. Dopo “Rumore Bianco” (nostro primo album), abbiamo attraversato un periodo di transizione particolare, non avevamo le idee chiare su quale impronta dovessero avere i nuovi brani. L’idea è stata quella di cambiare rotta verso un suono più energico e ruvido e da qui siamo partiti. Dentro questo lavoro c’è un pezzo delle nostre vite, dentro 10 brani che all’inizio sembrava impossibile realizzare. E’ un disco pieno di colori e sfumature e non pensiamo che possano essere confuse o mascherate. Chi avrà voglia di ascoltarlo potrà rendersene conto e sarà lui stesso a darne una chiave di lettura.

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