In bilico tra stallo e tempesta, “Dubbio” è la nuova traccia dei Quintessenza, un brano nato nel cuore di un periodo difficile, ma necessario. La band marchigiana, oggi in un momento di ripartenza e ridefinizione, sceglie la via più sincera: quella dell’introspezione. Il risultato è un brano potente e struggente, che racconta l’overthinking, l’ansia, ma anche quella scintilla che – prima o poi – riaccende il movimento. Abbiamo ascoltato con loro il suono del dubbio. E della speranza.
Avete detto che il brano è nato di getto. Quindi com’è stato scritto? Come si dice “vomitando”?
(Risponde Master, bassista della band e autore del testo)
Sì, “nato di getto” rende bene l’idea. È stato un processo quasi viscerale. Avevo dentro un groviglio di emozioni e pensieri confusi, proprio come descrive il brano, e la scrittura è stata un modo per tirar fuori tutto quel peso. Mi sono seduto con la chitarra e le parole hanno iniziato a fluire quasi senza filtri, come un fiume in piena che finalmente trova una via per esprimersi. Non c’è stata una pianificazione meticolosa o una ricerca delle rime perfette. Era più un bisogno impellente di dare voce a quel malessere interiore, di trasformare quel caos emotivo in qualcosa di tangibile, in questo caso, una canzone. Le parole e le prime linee melodiche sono arrivate contemporaneamente, quasi fossero la stessa cosa.
C’è stato un momento in cui vi siete resi conto che stavate scrivendo qualcosa di molto personale e potente?
(Risponde sempre Master)
Sì, c’è stato un attimo in cui ho capito che stavamo toccando qualcosa di forte. Mentre scrivevo, sentivo che le parole e la musica mi arrivavano dritte, in modo diverso dal solito. Rileggendo i primi pezzi, ho pensato: “Ok, qui c’è qualcosa di vero, qualcosa che sento davvero mio”. Ho avuto la sensazione che non fosse solo una canzone, ma che potesse parlare anche ad altri che si trovano in situazioni simili. Lì ho capito che “Dubbio” aveva una sua potenza.
Ed il suono che strizza l’occhio al metal? È la giusta dimensione per il tema?
Sì. Crediamo che il suono alternative metal sia la dimensione perfetta per veicolare il tema del dubbio e del tormento interiore. Le dinamiche del genere, con le sue alternanze tra momenti più cupi e introspettivi e le esplosioni di energia, rispecchiano fedelmente l’oscillare degli stati d’animo di chi si trova intrappolato nell’indecisione. Le distorsioni delle chitarre possono esprimere l’angoscia e la frustrazione, mentre le ritmiche incalzanti e i riff più aggressivi rappresentano la lotta interiore per uscire da questa situazione. L’esplosione del ritornello, in questo contesto, diventa un desiderio di liberazione che si contrappone alla cupezza delle strofe. Il metal, nella sua potenza espressiva, ci permette di dare la giusta intensità a un tema così delicato e universale.
Dunque come avete modellato gli arrangiamenti?
L’arrangiamento di “Dubbio” è nato da una vera e propria sinergia tra tutti i membri della band. L’idea iniziale del giro di basso arabeggiante, portata da Master, ha subito catturato l’attenzione di Atomico alla batteria, che ha costruito un ritmo incalzante e quasi “nervoso” per enfatizzare l’incertezza. Le chitarre di Ruzzolo e Dario si sono poi innestate su questa base, creando trame che nella strofa sottolineano quella sensazione di oppressione e indecisione, per poi esplodere nel ritornello con riff più potenti e liberatori. Anche l’ingresso della voce di Cristina ha giocato un ruolo fondamentale, con un’interpretazione che ha saputo cogliere le sfumature del testo, passando da momenti più sussurrati e introspettivi a un’energia più dirompente nel ritornello. Ogni strumento ha contribuito a modellare l’arrangiamento in modo da riflettere il percorso emotivo del brano, dall’angoscia iniziale alla speranza di una risoluzione.