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I Bounced Back con “Disclose” suonano il rifiuto del compromesso

Una band che non ha paura di esporsi, un brano che scava sotto la superficie. “Disclose” è la loro dichiarazione di resistenza emotiva e artistica. In questa intervista ci raccontano la genesi del singolo e perché oggi, più che mai, dire la verità è un atto rivoluzionario.

 

Un caro saluto a voi, ragazzi. “Disclose” vuole veicolare un messaggio particolare?

Un saluto anche a voi, grazie per questa chiacchierata.

Sì, Disclose nasce proprio dall’esigenza di comunicare qualcosa che andasse oltre la superficie. Il messaggio non è uno solo, perché la canzone si muove su più livelli: sociale, relazionale, ma soprattutto personale.

La parola “disclose” significa “svelare”, ed è questo che volevamo fare. Svelare certe dinamiche interiori e collettive che spesso accettiamo senza nemmeno accorgercene. È un invito alla presa di coscienza, a guardarsi dentro anche quando fa male, anche quando vuol dire mettere in discussione tutto. Non è una canzone che dà risposte, ma che apre spazi di dubbio, e secondo noi è lì che può nascere qualcosa di autentico.

C’è un verso del brano che vorreste portare all’attenzione del pubblico?

Sì, se dobbiamo sceglierne uno diremmo: “It’s time to fall in line or fall”.

È un verso che può sembrare ambiguo, ma in realtà è un messaggio forte: o scegli da che parte stare, o verrai inglobato da un sistema che decide al posto tuo. Non è una minaccia, è un invito. A non restare immobili, a non vivere in modo passivo.

Il conformismo non si presenta mai come tale: si traveste da tranquillità, da sicurezza. E invece, molto spesso, la vera forza è sapersi fermare e chiedersi se quello che stiamo facendo ci rappresenta davvero.

Secondo voi, qual è il metodo migliore per esprimere la propria identità?

Crediamo che l’identità non sia qualcosa di fisso, ma un processo continuo, qualcosa che si costruisce nel tempo, ma che prima di tutto va scavato. Per esprimerla davvero, bisogna imparare a stare nel silenzio, nella solitudine, nel dubbio.

Molto spesso, alla domanda “chi siamo?”, rispondiamo con “quello che facciamo”. È una trappola culturale: ci definiamo attraverso il ruolo, la funzione, la percezione esterna. Ma trovare la propria identità significa prima di tutto decostruire tutte queste impressioni sociali. Non siamo il lavoro che facciamo, il modo in cui appariamo, o il ruolo che gli altri ci assegnano.

Siamo qualcosa che va cercato sotto, tra ciò che resta quando si smette di “funzionare” per qualcuno o per qualcosa.

A volte si pensa che mostrarsi sia sinonimo di esprimersi, ma sono due cose molto diverse. Esporsi non vuol dire automaticamente essere autentici. L’identità prende forma anche quando ci mettiamo in discussione, quando lasciamo andare ciò che non ci appartiene e ci concediamo di fare rumore dentro. Il cambiamento vero avviene quando siamo noi a cambiare, non quando cerchiamo di cambiare gli altri.

Per noi, la musica è il mezzo più naturale per farlo. È il nostro spazio di verità. È lì che ci confrontiamo, ci smascheriamo, ci ritroviamo. E in quel momento, finalmente, ci sentiamo davvero noi stessi.

State pensando di esibirvi dal vivo?

Sì, assolutamente. In realtà abbiamo già fatto parecchi live e fa parte del nostro DNA. Il palco è il luogo dove tutto quello che siamo prende davvero forma, dove la musica smette di essere solo suono e diventa esperienza condivisa.

Con Disclose e tutto ciò che si porta dietro, stiamo semplicemente alzando l’asticella. Vogliamo che ogni live sia un impatto emotivo, qualcosa che scuota, che lasci un segno. L’idea non è solo suonare i brani, ma creare un momento che racconti chi siamo diventati.

Stiamo ampliando sempre di più i luoghi dove portarlo, ci stiamo espandendo. E ci piacerebbe farlo anche fuori dall’Italia. Più persone riusciamo a raggiungere con questa energia, più sentiamo che tutto questo ha davvero senso.

 

https://open.spotify.com/intl-it/album/7EuDMXvildWG0G2nTOb8K2?si=ogiI1njDRcCTq0YCyCSyGA

 

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