Brani come “Song for Gaia” o “Leo” raccontano maternità, resilienza e sogni che resistono. Paola Nicolò costruisce con delicatezza e spessore un mondo sonoro fatto di omaggi, confessioni e ispirazioni. Un album che non consola, ma accompagna. Come fanno le cose che contano davvero.
Un caro saluto a te, Paola. Qual è il brano di “Vertigini Confuse” a cui sei più affezionata? Perché?
Per motivi differenti tra loro ti direi tutti. Ogni brano dell’album racconta una parte di quella che sono stata, di quella che sono e di quella che spero sarò quindi, in qualche modo esiste come un filo che mi lega a ognuno di loro. Tuttavia, se parli di quale brano tra quelli presenti nell’album mi scuote dentro più di tutti non posso che dire “Song for Gaia”. Dedicata a mia figlia, ogni volta che la canto mi viene un nodo alla gola incredibile e la voce rischia di spezzarsi puntualmente per l’emozione. Questo essere così piccolo di due anni, riesce a esercitare su di me un potere emozionale che mai avrei pensato di arrivare a provare nella mia vita. Un sentimento diverso dall’amore verso un genitore, verso la persona amata, una sorella, un amico, un fratello, qui hai a che fare con un’estensione della tua anima, del tuo corpo che si stacca e continua a vivere, sai che devi lasciarla libera di volare e realizzare ciò per cui è nata e la cosa ti terrorizza, non hai il controllo degli eventi e spesso ti senti impotente, allora capisci che l’unica cosa da fare è provare ad affiancarla, farle capire che tu sarai li vicino a lei nel bene e nel male e che, se vorrà, potrà trovarti ogni qualvolta ne percepisse il bisogno. Da luglio 2024 questi buoni propositi si sono estesi il doppio con l’arrivo del piccolo Antonio.
Quali sono stati i generi musicali che più ti hanno influenzata?
Ho sempre amato il soul, il Jazz, gli spirituals, tutt’ora provo brividi nell’ascoltarli e cantarli. Ella Fitzgerald, Etta James e Aretha Franklin sono per me una fonte inesauribile di ispirazione. Impazzisco quando ascolto il rock and roll di Jerry Lee Lewis, genio indiscusso del genere, quando parte “Great balls of fire” trascendo. Sicuramente una buona fetta di suggestioni mi vengono date dalla Black music, ma anche il Musical, il Country, l’Irish music. Tutti generi, se mi fermo a riflettere, legati alla danza mio primo amore. “Dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei” si dice, per quanto mi riguarda posso affermare essere il risultato di un mix di contaminazioni, a seconda del mio stato d’animo e della dimensione in cui vivo mi lascio catturare dai ritmi e le melodie che più rappresentano la mia emotività in quel preciso momento.
Quando hai maturato l’idea di voler scrivere un album?
Come tutti i progetti che mi riguardano ho seguito un pò il flusso degli eventi. L’idea iniziale era quella di pubblicare un brano per volta, brani scritti in momenti diversi della mia vita, poi fortunatamente il progetto prodotto dall’etichetta M e N/Utopia records di Francesco Monteleone e Pasquale Lacquaniti di Milano è rientrato nel Bando nuove produzioni discografiche 2023/2024 indetto da NUOVOIMAIE così, insieme a Teddy Condello, chitarrista e autore della musica del brano Leo e Fortunato Serranò, arrangiatore e produttore musicale dei brani, Vertigini Confuse ha cominciato a prendere forma.
Come mai hai deciso di omaggiare Johnny Cash?
Perché è stato un’anima complicata, ha vissuto una vita ai limiti, si è perso tante volte rifugiandosi e ritrovandosi nella sua musica. Le sue canzoni e le sue interpretazioni hanno un fascino struggente, la sua voce abbinata anche a testi e melodie delicate come nel caso di “You are my sunshine” scritta da Jimmie Davis e Charles Mitchell, mi trascina sempre nella verità e profondità della sua lotta interiore. Non c’è amore né odio, solo comprensione.