Il pop incontra la dance dentro sonoritù in bilico tra un futuro nuovo ed un celebre passato di grandi mestieri. Anita Brightfly ci regala un disco come “Margherite” per la produzione pregiata di Edoardo Piccolo. Impattante, provocatorio, eccentrico ma anche, come dichiara lei stessa, autobiografico. Nella scelta dei suoni poi si perdono confini e orientamenti: per fortuna l’Italia del becero pop è lontana.
La dance dal gustoso piglio retrò: che valore ha per te?
Non ne ho idea poichè io creo in mniaera del tutto innocente i miei brani e vorrei continuare a farlo altrimenti che senso ha! Dunque per te la mia musica ha un piglio retrò? Se fosse ritengo sia un valore aggiunto. Essere retrò, soprattutto se non lo si cerca volontariamente, significa essere controtendenza dunque originale veramente, è una grande qualità.
Come ti rapporti con un tempo dentro cui i suoni puntano in direzioni più estreme anche tecnologicamente?
Benissimo poichè credo che la mia musica potrebbe seguire questa tendenza sempre sia di mio gusto. Io mi fido del mio gusto e credo in me stessa dunque non ho alcun problema nel coesistere con musica più di tendenza anche più efficace della mia. La mia è figlia il resto non mi appartiene.
Un EP che segna l’antipasto di un disco?
Non è antipasto ma già un bel piatto. Perhaps.
Eccentrico ma in modo artistico: è una riscossa per te questo disco?
Grazie per il complimento. Non è una riscossa ma una rinascita, è anche un percorso in divenire.
Mi colpisce un brano come “Discriminata”: a chi lo stai dedicando?
A chi mi ha fatto del male ovvio! e a me stessa. È una catarsi e una vendetta insieme, una forma di denuncia musicalmente espressa.