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Wesh Maringo: “Stelle” è una dichiarazione di fragilità lucida

Sospeso tra cuore e mente, tra scienza e poesia, Wesh Maringo firma un brano che riflette il cielo interiore di chi ha vissuto e perso. “Stelle” è il risultato di una trasformazione profonda. Un’intervista intensa, dove parole e musica si fondono in una nuova forma di verità.

 

Un caro saluto a te, Wesh Maringo. C’è un verso di “Stelle” che vorresti portare all’attenzione del pubblico?

Non ne ho parlato molto ma la frase di apertura in riferimento al mare resterà per sempre una delle migliori metafore che abbia mai scritto, come il mare non potrebbe essere di quel bellissimo azzurro senza riflettere notte e giorno il cielo che ha davanti, i miei occhi che le piacevano così tanto non sarebbero mai stati gli stessi se avessi guardato Qualcun altro.

C’è un messaggio che vorresti trasmettere ai tuoi ascoltatori?

Esprimete per favore, non soffrite in silenzio, non sprecate quel dolore perché è grazie a quello che poi si diventa persone migliori.

Pensi che la scienza, come la musica, abbia il potere di spiegare l’inspiegabile?

Entrambe sicuramente hanno lo scopo di trasmettere conoscenza, una tramite la razionalità l’altra tramite le emozioni.

Le risposte a quei perché che mi faccio ogni giorno arrivano anche da loro, grazie alla scienza ho scoperto tante cose di me che non conoscevo ma era come leggerne una descrizione, è solo grazie all’arte infatti che secondo me riusciamo a vedere le cose per quello che sono realmente.

Ti sei ispirato a qualche artista o genere in particolare per costruire l’atmosfera del pezzo?

Il pezzo è stato riarrangiato dopo aver scoperto un emergente milanese di nome Ina, sicuramente poi si sentono le influenze degli artisti edm e trap che mi hanno fatto appassionare al mondo della produzione musicale e della scrittura.

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