“Scoprirò l’oriente” non è solo un titolo, ma una dichiarazione d’intenti. Con sonorità ibride e un’attenzione profonda alla sperimentazione, Tana ci porta in un viaggio che attraversa emozioni, visioni e identità. Nell’intervista, l’artista racconta come la sua musica sia diventata una forma di terapia quotidiana.

Il brano “Scoprirò l’oriente” sembra un viaggio interiore oltre che musicale. È così anche per te?
Si.
Quanto conta per te che un brano abbia una narrazione visiva, magari anche traducibile in immagini o videoclip?
Per me è tanto riprodurre sia musica che videoclip e associare immagini che fanno parte della canzone stessa e mandarli in onda.
Hai autoprodotto diversi progetti e possiedi uno studio tuo: quanto ti ha aiutato questo nella costruzione della tua identità artistica?
Mi aiuta molto perché posso sperimentare la mia musica senza perdere tempo con case discografiche che per loro parere possono avere altri suoni diversi da quelli che cerco io.
Nel mondo urban spesso si parla di autenticità: cosa significa per te essere autentico nella musica?
Innanzitutto sono sempre me stesso senza avere dei filtri nella mia vita, e sono a contatto sempre con le persone , perchè sono una persona molto vera e sensibile, quindi amo l’approccio con la gente.
Il tuo percorso ti ha portato a pubblicare vari progetti. C’è una canzone che senti più rappresentativa di tutte?
Le canzoni sono due: “Scoprirò l’oriente e “il mondo arabo” ma scoprirò l’oriente è il mio cavallo di battaglia.
“Scoprirò l’oriente” fa parte di un percorso più ampio o rappresenta un punto di svolta?
Decisamente si, perché credo che questa canzone sia stato un grande inizio per me e credo sia una canzone che non tramonterà mai.