Follow Us

THE SOFTONE: il dolcissimo amaro dei ricordi

Questo disco scorre senza fare polemiche, senza fare rumore, senza spostare mobili e senza neanche graffiare la palle. Scorre e accarezza, culla, delicatamente ricorda… e non a caso è un disco che Giovanni Vicinanza dedica alla nostalgia della memoria, della facniullezza, della madre e del suo bambino che ha di dentro. Si intitola “Golden Youth” il nuovo disco di THE SOFTONE, un morbidissimo volo a planare sulle spine del passato, che il passato può anche far male quando si fa carico di felicità e magia. The Softone in questo disco si fa intimo e acustico, si fa inglese e si fa metropolitano, di quando ci cammini dentro a piedi e quasi volando, a pochi centimetri da terra… è autunno anche durante queste bellissime canzoni. Attendiamo un video di lancio… intanto ne rapiamo dalla rete uno in cui Giovanni Vicinanza, The Softone, ci canta “I Wish” in acustico… e non serve altro in fondo…

Dietro un simile lavoro c’è tantissimo da chiedere ed io userei quanto meno possibile le etichette per restare con i piedi per terra. Non è un disco che serve per restare con i piedi per terra vero? Dove vorresti che ci portasse?
A cose fatte, lo immagino come una passeggiata nelle atmosfere a volte tetre, a volte solitarie, ma anche intense e primordiali del lago Michigan in pieno inverno: lago ghiacciato, spiagge innevate e boschi fitti di alberi ma privi di vita e poi l’incontro inaspettato, bello e allo stesso tempo spiazzante con un coyote.

Ho forte la sensazione che sia un’opera che è servita a te per esorcizzare il tempo che passa… la sento chiusa in se stessa più che accogliente verso uno straniero. Come a dire: ecco, sono io, sono così. Se vi sta bene ok…
Il disco è una testimonianza di un periodo della mia vita molto particolare. Infatti nasce da emozioni private, a volte belle, come la nascita di una figlia, e a volte tristi, come la perdita di una madre. É qualcosa che ho fatto per me stesso, è stato un bisogno. Sicuramente le canzoni parlano di me e mi presentano abbastanza bene. Si, non sono una persona apertissima al mondo esterno, mi circondo sempre di poche persone che, in quel momento, condividono, comprendono il mio mondo interiore. Diciamo che non sono uno facile .

Dal titolo, alla foto ai tantissimi rimandi di nostalgia. Quanta nostalgia c’è dietro queste scritture?
La nostalgia è un tema che non mi abbandona mai. Mi sento sempre nostalgico di un qualcosa (uno strumento musicale, un luogo in cui ho vissuto) o qualcuno (persone che mi sono state vicine per ragioni artistiche o altro e che non frequento o vedo più). La morte di mia madre è stata l’apoteosi della nostalgia per la mia vita passata fino a quel momento, una vita piena di lei che è diventata un ricordo.

Vorresti tornare indietro nel tempo, a quella giovinezza d’oro? Senti di aver perduto tempo in cose effimere?
Mi piacerebbe tanto rivivere i live con gli amici negli anni 90. Lì si che ci divertivamo. Per quanto riguarda il tempo perduto, mi dispiace di non aver incontrato qualcuno che gestisse per me i contatti con l’esterno, un manager che si occupasse delle mie canzoni e mi lasciasse comporre e suonare, che è quello che so fare.

E non a caso nel disco si susseguono due brani come “Golden Youth” e “Lost Memories”. Credo sia questo il vero cuore dell’opera. Tu che mi dici?
Sono due brani molto intensi che mi rappresentano di più emotivamente e artisticamente. Amo tantissimo la scelta sonora del pianoforte e la chitarra acustica con quell’andamento terzinato che ondeggia. Sono il cuore del disco con il tema nostalgico appunto di cui abbiamo già parlato.

L’America è stata (o è) una tua seconda casa artistica… almeno questo trasuda nella produzione di questo disco. E nella vita reale?
Artisticamente l’america mi ispira moltissimo….
Con la famiglia, ho tentato di trasferirmi lì, ma purtroppo non siamo riusciti ad ottenere il visto (effetto Trump!), per cui il soggiorno è stato soltanto quello classico di 3 mesi. Non ci siamo però arresi, gli US restano nei programmi futuri della mia famiglia.