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Federico Sirianni: un gabbiere e una canzone d’autore

È inevitabile pensare alla grande scuola ligure che in qualche modo ha innesti e diffusioni anche dentro le voci scure del Piemonte e di tutta quell’area che, sempre misurando i passi con dovuto rispetto, arriva in quel di Bologna… ma senza toccarla, che da li in poi parte tutta un’altra storia della canzone d’autore. Ci fermiamo a Genova (manco a dirlo) e ritroviamo un gigante della parola cantata e misurata con antico mestiere artigiano. Federico Sirianni che pesca l’ispirazione dalla letteratura di Alvaro Mutis (come fece Faber nel suo ultimo disco)… e la vicenda del gabbiere Maqroll per Sirianni è il preteso per parlarsi addosso della vita che abbiamo addosso… e Maqroll dunque non è sol un nome ma anche un titolo di questo libretto a forma di CD che oltre al supporto fisico del disco ha con se le penne e le testimonianze di scrittori, poeti, fotografi… registi altri dell’arte del “dire”. Indaghiamo su questo nuovo disco di Federico Sirianni.

Un gabbiere, un lungo romanzo, un’ancora facile per la vita di tutti i giorni. Partiamo da qui. Oggi chi è o chi sarebbe Maqroll?
Maqroll è per me il testimone dell’incollocabilità, quella sensazione di appartenere a tanti luoghi contemporaneamente, ma al tempo stesso non appartenere completamente a nessuno di essi; quella necessità di ripartire pochissimo tempo dopo essere approdato, di viaggiare (citando De Andrè) “per la sola ragione del viaggio”; quella condizione bella e dolente di muoversi verso tempeste conosciute e prevedibili naufragi. Non so chi sarebbe oggi Maqroll, certamente mi assomiglia.

Mi piace questa figura allegorica di chi è debutto a guardare lontano… oggi siamo tutti vittime dell’immediatezza. E questo disco pretende anche questa “lontananza”, ma anche questa “presenza”… vero?
Leggevo uno studio secondo cui negli ultimi dieci anni il nostro quoziente intellettivo si sarebbe abbassato di una discreta percentuale. Non faccio fatica a crederlo, il cervello è un muscolo e come tale deve essere allenato, altrimenti si atrofizza. L’epoca contemporanea prevede, come dici tu, l’immediatezza e, di conseguenza, si perde l’attitudine alla contemplazione e all’approfondimento. Leggiamo i titoli, ci facciamo subito un’opinione e, nella tipica modalità “social”, la esprimiamo come assoluta verità. Il gabbiere Maqroll, dall’alto del suo pennone, invece scruta, osserva, mettendoci il tempo che serve e forse vede davvero più lontano di noi.

Parliamo di citazioni. Citiamo le più evidenti, le prime che mi sono saltate alle orecchie… e parlo di “Pezzi di vetro” e de “L’avvelenata”. Quante altre ne ho perdute? Immagino tantissime…
Effettivamente queste sono le più riconoscibili, un piccolo omaggio a due grandi esponenti della musica d’autore italiana. Però, sì, tra le mie parole puoi giocare a trovare Borges, Klee, Kafavis, Garcia Marquez, Bolano, ovviamente tanto Mutis e pure qualche antico detto abruzzese.

Il libro e lo spettacolo teatrale. Parlando del primo: è l’unica forma fisica del disco oppure troviamo il CD anche separatamente? E da dove nasce l’idea e il bisogno di altre voci, di altre penne, di un’antologia sull’incollocabilità?
No, “Maqroll” esce come libro/disco e i due oggetti vengono venduti rigorosamente insieme. Mi piaceva l’idea di far salire a bordo di questo cargo alcuni amici scrittori, poeti, illustratori, fotografi che, ognuno con la sua forma espressiva, contribuissero a quella che, nel libro, ho chiamato “La ballata dell’incollocabilità”. Ne è uscita, come dici giustamente, una vera e propria antologia che si chiude con un file audio (che si può ascoltare tramite QRcode) con un’intervista inedita di Martha Canfield ad Alvaro Mutis che, con la sua voce inconfondibile e tonante, chiude il volume.

E poi veniamo allo spettacolo teatrale: date, appuntamenti? Che forma avranno i tanti protagonisti dei romanzi dei grandi mari?
Abbiamo appena cominciato e credo e spero faremo viaggiare a lungo e in tanti luoghi il nostro gabbiere. Per il “live” ho chiesto a Sergio Maifredi, direttore del Teatro Pubblico Ligure che produce lo spettacolo, di farmi la regia. Parliamo dunque di “teatro canzone” vero e proprio e la parte musicale è affidata ai miei due produttori, Raffaele Rebaudengo e Filippo FiloQ Quaglia che riproducono fedelmente sul palco le sonorità molto particolari del disco. Il 7 luglio debuttiamo a Sant’Apollinare di Sori, nei pressi di Genova, per la stagione estiva del Teatro di Sori, poi ci muoveremo nel circuito Piemonte dal vivo e saremo ospiti del Festival letterario Marina Cafè Noir a Cagliari. E poi vedremo dove ci porterà questa navigazione.

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