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BELITA: ora o mai più…

Sempre molto difficile avvicinarsi a generi musicali che nella loro pur giovane tradizione comunque anche una forte identità e personalità, hanno dei dettami che si fanno portavoce di un certo modo di intendere la materia artistica in oggetto. E quando parliamo di raggaeton, quando parliamo di quel mood tropicale quasi dance divenuto vero e proprio pop di stampo internazionale, parliamo allo stesso tempo di bellezza da esibire con eleganza e carattere, parliamo di quel gusto deciso e quella capacità di star dentro le regole con molta individualità, con molta unicità. Tutti tratti che possono sfuggire in prima battuta ma che, soprattutto di fronte a dischi come questo nuovo di BELITA, devono essere sottolineati per non cadere in errori grossolani. Si intitola “Agora Ou Nunca”, che significa ora o mai più. Perché la cantautrice italo brasiliana Isabella Dell’Agnese ci parla di quella forma di emancipazione che passa per la sicurezza dell’individuo, che pretende di celebrare se stessa accogliendo anche i personalissimi punti d’ombra. Ma è in brani come “Comando” – ultimo video estratto – che si fa protagonista questo brano, portando in scena la donna come cardine e punto nevralgico e non come oggetto o come vittima. A suo modo, e senza troppi filtri, BELITA ci regala anche un disco sociale, liriche incastrate dentro ritmi coinvolgenti come d’altronde deve accadere per lavori di questo genere. Ed ecco che ricadiamo nel banalissimo uso di cliché. BELITA li usa, li rispetta, ma sa anche come manovrarli a suo comando. E lo fa ora… e non domani.

Belita nella musica e Isabella Dall’Agnese nella vita quotidiana. Quanto si somigliano queste due donne?
Questo mix è fondamentale: entrambe vivono in simbiosi. Isabella è una giovane donna di 25 anni che vive una vita normalissima, che ama cucinare, uscire con gli amici, giocare con il nipotino e godersi la famiglia, mentre Belita è l’artista che si esprime attraverso la sua musica e permette a Isabella di essere felice, perchè cantare è la cosa che la rende più felice al mondo.
Parlare in terza persona mi fa molto strano (ride N.d.R)

Ora o mai più. Un leitmotiv che ricorre spessissimo in queste nuove canzoni. Un disco di emancipazione personale?
Con questo mio primo album, la mia intenzione è quella di farmi conoscere come persona e soprattutto come artista.
Dietro ogni mia canzone c’è una storia, nella quale spero che le persone ci si possano immedesimare.

Il Brasile è un punto fermo, non solo per le tue origini ma anche per le tue scelte artistiche. Dall’Italia che cosa hai preso?
Quello che mi incanta dell’Italia è la sua diversità e la sua ricchezza a livello musicale.
Mi affascina la cadenza della pronuncia della lingua italiana, per essere soave, delicata e ritmata, è unica e speciale.
Quando ascolto musica italiana e brasiliana, provo un grande senso di appartenenza.

Parlami della scrittura di queste canzoni. Brani come “Tribu” come nascono? Sono brani che trovo assolutamente caratterizzanti per questa commistione tra tradizione ed elettronica commerciale…
Il titolo “Tribu” nasce dalla voglia di rendere omaggio alla natura e a coloro che credo siano i suoi padroni: gli Indios.
Questa canzone è un inno all’unione tra le persone, indipendentemente dall’etnia, genere o religione. Da questa idea è stato creato un ritmo che unisce la musica elettronica, ai suoni della musica indigena. Fa riferimenti al bisogno di appartenenza, che si manifesta in tutti gli esseri umani e, tutto ciò, diventa possibile attraverso la forza ed entusiasmo per la vita.

Ecco restando sul tema: perché la scelta di mescolare le due anime?
Perché, secondo me, il risultato è un connubio di due realtà che stanno bene insieme.
Una strada che non è necessariamente commerciale, ma che mi rappresenta molto.

Nata a Pordenone, nata nel cuore della scena indie italiana (e qui penso ai Tre Allegri Ragazzi Morti ad esempio), ti chiedo: cosa ti ha spinto, come artista, ad attingere ad una scena così lontana dal tuo vissuto quotidiano? Certamente immagino la famiglia, ma fuori casa c’è la musica indie ad imperare ovunque o sbaglio?
In famiglia abbiamo sempre avuto un gusto eclettico per la musica.
Il pop latino, però, è sempre stato tra i miei generi preferiti.
Inoltre, ho studiato danza a livello agonistico per undici anni, e quindi ho voluto scegliere un genere che potesse unire le mie più grandi passioni: il canto e la danza.
Grazie a internet e alle nuove tecnologie, oggi i gusti musicali delle persone, sono vari.

E comunque, tornando a parlare della tua musica e dei tuoi video in particolare, ci sono sempre importanti cliché da rispettare, come la bellezza e quel certo tipo di seduzione estetica. Come ti ci raffronti? Come ti senti ad etichettare con standard commerciali una musica ed una cultura così grande come quella Brasiliana?
Nel mio lavoro cerco sempre di differenziarmi, evitando il più possibile i cliché e penso di averlo dimostrato più volte.
Per certi stili musicali, purtroppo però, certi cliché esisteranno sempre. Che amarezza…