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Gianmarco Fusari: aprendo la sua scatola di soldatini morti

Gianmarco Fusari è un cantautore italiano che da alcuni anni vive all’estero esibendosi tra Francia e Belgio. “La scatola di soldatini morti” è una canzone che lo ha portato alla ribalta nazionale dopo aver raccolto riconoscimenti importanti come il Premio nazionale di musica d’autore nel 2007, Risonanze Unplugged 2007, Sing your Song 2008, Botteghe d’autore 2006 (miglior testo) e Palco in piazza 2007 (miglior testo). Solo dopo alcuni anni, la canzone è arrivata sui digital store e su Youtube con il videoclip che accompagna il testo e le musiche di questo raffinato cantautore.

Buongiorno Gianmarco. Come ti sei avvicinato alla musica e come hai scoperto l’esigenza di scrivere canzoni?
Buongiorno a voi e grazie per la vostra attenzione. L’amore per la musica e il desiderio di scrivere canzoni sono nati quasi nello stesso momento. In realtà, riflettendoci a posteriori, credo di aver cominciato a strimpellare la chitarra intorno agli otto anni per poter essere in grado di scrivere, piuttosto che per il semplice gusto di suonare. Negli anni, le cose non sono molto cambiate. Ho imparato a suonare altri strumenti ma sempre con l’obiettivo di sfruttarne le potenzialità compositive.

Ci spieghi questa l’ispirazione di René Magritte per questa canzone?
Spiegarla mi riesce difficile, trattandosi appunto di un’ispirazione, tanto è vero che il brano poi ha preso tutt’altra direzione e di quella scintilla iniziale è rimasto solamente un riverbero, l’eco di una suggestione. Di certo, “La scatola di soldatini morti” non è una scatola di soldatini morti e il tema della cosa reale e della sua rappresentazione è centrale in tutto il testo.

Qual è la maggior fonte di ispirazione per la tua musica?
Sicuramente la lettura e tutte le arti, figurative e concrete, ma anche i suoni e gli odori di certi luoghi. Su Spotify, sono presenti “Torino”, “Dalla Vetrina” e “La scatola dei soldatini morti”.

Faranno parte di una raccolta?
Ho appena aggiunto un quarto brano, “Le paon”. Sicuramente sì, raccoglierò tutti i brani in un album che sarà pubblicato nei prossimi mesi.

Nel frattempo a cosa stai lavorando?
Sto terminando la scrittura di alcune canzoni e contemporaneamente continuo a fare concerti, soprattutto in Francia e in Belgio.

Di cosa parlano “Torino” e “Dalla Vetrina”?
Non ho composto “Torino” con l’idea di scrivere una canzone, avevo in mente più che altro una sonorizzazione, un accompagnamento per immagini in movimento. In seguito, sono riuscito a realizzare questo progetto grazie alla collaborazione con la cineteca del Museo del Cinema di Torino (https://vimeo.com/274455144). È la città che più mi affascina in assoluto e mi interessava omaggiarla, enfatizzandone le atmosfere più enigmatiche. “Dalla vetrina” è il racconto breve di un addio, sullo sfondo di una grigia città del nord.

Ultima domanda: tre aggettivi per descrivere la tua musica.
Sinceramente, non sarei capace di definirmi. Prendo in prestito tre aggettivi che le persone che mi ascoltano utilizzano spesso a proposito della mia musica: enigmatica, raffinata, melodica. Io mi dissocio, eh. Grazie!