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LANNO: ricercando l’esperienza umana

Parliamo di Giuseppe Lanno. Parliamo di questo progetto che non ha nome ma solo brani che troveranno la luce a tempo debito. Oggi puntiamo il riflettore sulla prima release che segna l’esordio assoluto di LANNO come cantautore. Esce “Caldo” e subito si fa notare per questo bel videoclip… e non poteva andare diversamente visto che la naturale collocazione del nostro è proprio come videomaker al seguito di importanti firme della scena indie italiana. Un video pieno di significati e liriche colme di rimandi sociali, alla stasi globale, all’omologazione e all’indifferenza. Pescando dalle sue stesse parole:

“Il video di Caldo inizia nella stasi di un luogo vuoto, in cui si entra con un leggerissimo carrello indietro. La scena è esterna e rimane vuota fino al ritornello. Il vuoto viene riempito da un folto gruppo di persone che invadono la scena dai lati, correndo spasmodicamente. Non ci è dato sapere da cosa scappano, se scappano non si sa se è paura, se un gioco, un sogno. Questo correre è l’unica azione visibile e si protrae fino alla fine del brano. E’ la suggestione del mi servi tu.”

“Caldo” è il tuo primo brano, l’esordio assoluto. Un richiamo all’estate in questo tempo autunnale. Raccontacelo…
Io detesto il freddo, lo tollero soltanto come indicatore naturale delle stagioni che passano. Se non mi accorgo che il tempo passa mi inibisco profondamente. Mi viene naturale richiamare il calore, mi fa sentire a mio agio anche se questo significa solo evaporare un pomeriggio. Mi piaceva di usare l’idea, seppure transeunte, di una persona come promemoria emotivo.

Chi è Lanno? Impossibile non chiedertelo…
Sono un regista, fotografo e scrivo canzoni.

Uno scorcio industriale in disuso, la periferia di una provincia (forse)… siamo proprio a due passi dalla quotidianità? Oppure è una trasposizione della stasi (visto che in periferia accade sempre poco o niente)?
C’è una trasposizione della stasi sia nella figura al centro che nello sfondo. La vita è lontana nei palazzi, ma anche i pensieri sono pezzi di quotidianità e per questo poi qualcosa si muove. A volte sono l’unica quotidianità che riempie le giornate. C’è un “tu” che deflagra.

Che poi non è invece proprio nella periferia che spesso si muovono le energie migliori? Dove non c’è niente o poco? Dove c’è appunto stasi?
Sono nato e cresciuto in periferia, ma rischio di affrontare un discorso che non mi appartiene più di tanto. Sono figlio di impiegati e ho avuto accesso agli studi quindi la mia coscienza rispetto alle differenze territoriali di una città si è generata solo quando ho compreso il privilegio di avere una vita normale. Inoltre mi sono trasferito a Bologna a diciotto anni quindi i fermenti di Palermo li ho vissuti sempre un po’ a distanza. Sono fortunato abbastanza da aver direttamente sperimentato l’ingresso nel tessuto culturale della mia città attraverso persone, artisti, più grandi di me d’età quindi ancora una volta da privilegiato. Ora vedo che molti di loro lavorano in centro come in periferia perché si trovano iniziative in entrambe le direzioni, così come gli sforzi di chi cerca di promuovere il territorio in cui abita. A Bologna ormai lavoro da anni e mi ritrovo quasi sempre in situazioni stimolanti dato che sto sempre a contatto con musicisti, teatri, festival. In genere mi piace sempre guardare le città dall’alto o da lontano e non per dare un’immagine romantica di me, ma semplicemente mi ritrovo a farlo spesso.

Suono digitale… e quel taglio vocale che ricorda il pop dei Siberia o i più vintage La Crus… quali sono le ispirazioni portanti?
In tutta onestà non conosco Siberia, ma a questo punto spero sia il progetto in italiano di Nick Cave. Per quanto riguarda i La Crus mi è capitato di sentirmelo dire. Proprio l’altra sera dopo un live mi è stato detto e così parlandone con Francesco Lima (la persona con cui lavoro e suono i miei brani) lui sostiene che i La Crus abbiano portato il miglior brano (Io confesso) tra le edizioni più moderne del Festival di San Remo. L’abbiamo riascoltata e non aveva torto, quindi mi sta bene. Per ciò
che concerne le mi ispirazioni portanti spero di tradurre bene la tua domanda con “cosa ti piace?” perché altrimenti avrei difficoltà a rispondere. Di sicuro ci sono tanti artisti che per motivi di provenienza mi sono arrivati sin da piccolo, tipo Dimartino e Simona Norato. Si può dire che sono cresciuto con le loro canzoni. Posso fare finta di avere una lista simile a quella della spesa per poi andare al supermercato con una fame accecante, afferrando tutto meno quello che c’è sulla lista: Wilco, Iosonouncane, Leo Ferrè, Piero Ciampi, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Sondre Lerche, Alabama Shakes, Soulwax, Paco De Lucia. Mi fermo, coerentemente con una lista senza senso.

A chiudere: dopo questo singolo, dopo questo primo approccio alla scena discografica, che cosa bolle in pentola?
All’inizio di Novembre uscirà il secondo singolo e il secondo videoclip. Nel frattempo suono e scrivo altre canzoni.