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SUVARI: le paure e le canzoni

Una paura condivisa e comune, il futuro e il distacco dal passato, una consapevolezza e un carattere che prende forma… e lo fa anche quella metamorfosi libera e sottile che agisce quasi invisibilmente sul gusto e sulla ricerca. SUVARI pubblica questo lavoro dal titolo “Di cosa hai paura?” un Ep di soli 3 brani, inedite scritture che cercano un cliché più leggero, fruibile, pop… e dalla rete arriva il video del singolo “Altrove”, che apre l’ascolto e ne da il filo conduttore, lo stesso ascolto che si ferma ad analizzare paure e futuro, lo stesso che poi fa i conti con le nostalgie. Ed è un suono digitale nelle ossa e analogico nel pensiero, un lavoro che ha le forme del main stream e la forza di un carattere indipendente. SUVARI prende forma… la sua forma… piano piano ed elasticamente, prende forma. Arriva il futuro…

Veniamo da un esordio che parlava di reminiscenze di luoghi, di persone e vita consumata e osservata nei ricordi. E tanto altro ancora, ma i luoghi erano protagonisti. In questo nuovo lavoro non li ho ritrovati… o forse non ho visto bene… sbaglio?
Diciamo che sono nascosti in “Altrove”. Quella canzone parla di luoghi in cui ho vissuto, adesso lontani che per alcuni aspetti mi mancano e per altri aspetti assolutamente no. Mi rivolgo a questi luoghi come se fossero una persona, creando un dialogo con la loro personificazione.

Paura del futuro. Questo mi arriva. Ma arriva anche una certa resa a dinamiche che appartengono al fin fine ad ognuno di noi. Di sicuro la resa al tempo che scorre. Non è così?
Resa è un termine un pò difficile, nel senso che ovviamente non possiamo porre resistenza al tempo che scorre, ma di sicuro non lo dobbiamo fare come rassegnazione. Il futuro in quanto sconosciuto intimorisce ma personalmente affascina l’idea di avere ancora cose da fare e da scoprire, in maniera propositiva è come carburante per il presente.
L’EP è molto concentrato sul presente. In una canzone come “Supertele” rifletto sul chi eravamo e chi siamo adesso, guardando esperienze a me vicine, e ovviamente facendo supposizioni sul futuro.
Mentre in una canzone come “Di cosa hai paura?” tutto lo spunto è nel qui e ora. La paura come sentimento che domina questo momento storico che viviamo.

Perché si ha paura del futuro secondo te? Tu ne hai? O forse tutto questo non è paura quanto più ansia di scoprire?
La vivo come opportunità. Come detto prima la paura del futuro è traducibile in paura per l’ignoto. Ma questo non deve essere una ragione per fermarsi con le spalle al muro aspettando che qualcosa di terribile accada, anzi è pensare di avere tante cose da poter vivere, magari con una razionalità maggiore grazie alle esperienze passate.

In questo lavoro poi incuriosisce la grafica di copertina che dimostra pace e romanticismo. Quiete. Un’immagine che mi comunica sosta invece che energia… una contraddizione che però affascina. Almeno questa è la mia chiave di lettura…
Mi fa piacere che abbia diversi piani di lettura. Cerco sempre di far vivere la mia musica sui contrasti. L’idea parte dalla strofa della canzone “di cosa hai paura?” che inizia dicendo “se bastassero dei fiori per tornare a fare pace”, andando così a toccare il concetto di paura e di quei meccanismi semplici che si nascondono dietro ragionamenti troppo complessi e illusori. Insomma possiamo rappacificarci col mondo in maniere molto più semplici.
In un secondo momento durante la lavorazione della grafica mi è venuto in mente il disco di una band alla quale mi sono ispirato molto nel creare Suvari, ossia “power corruption and lies” dei New Order. Il riferimento non è così ovvio e diretto, ma nella mia mente lo è stato. Un pò come dire “grazie dell’ispirazione”.

Luca De Santis diventa Suvari… perché?
Per mascherare dietro a canzoni con ritornelli allegri quanto di più profondo mi porto dentro. La cosa bella della musica è che dietro un nome, un progetto, puoi rielaborare l’immagine di te stesso, in un processo divertente e ludico.