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Alma Fred: sulle coste di Cutro…

Si intitola “S.O.S. Cutro” l’ultimo singolo dell’artista milanese Alma Fred che torna in scena e dentro tutti i canali digitali con un singolo che pone le sue radici dentro il dramma – attualissimo peraltro – degli sbarchi clandestini. Torniamo alle tragiche vicende sulle coste di Cutro sul finire del febbraio scorso. Rivolgiamo ad Alma Fred le nostre domande cercando di illuminarlo questo mondo che gli gira attorno…

Ciao Alma Fred, presentati ai nostri lettori.
Inizialmente preferirei che l’attenzione fosse rivolta più alle parole e alla musica, che a me, perché nel caso in cui queste non dovessero trovare gradimento è inutile che io mi presenti! In ogni caso, dopo averne viste e vissute parecchie, ho improvvisamente scoperto che sfogare il bisogno di comunicare ciò che ritengo importante, attraverso parole in musica, fosse la forma espressiva che più di qualunque altra mi facesse sentire a mio agio, favorendo una comunicazione più diretta, istintiva ed autentica. Non avevo mai scritto niente, lo desideravo da sempre ma non ci riuscivo. Mi sforzavo nonostante mi sembrasse sempre più una chimera irraggiungibile. Poi all’improvviso, dopo un periodo tanto lungo quanto difficile, il più difficile, è uscito il primo testo convincente, tanto sofferto quanto autentico, che funzionava sia dal punto di vista metrico che musicale. Improvvisamente sapevo inconsciamente come fare, e mi sembrava impossibile che di colpo fosse tutto così facile, perlomeno rispetto a prima. Per il resto, sono una bilancia ascendente bilancia. E secondo il libro delle nascite, un fantasioso e altruista spirito libero, col difetto di essere al contempo nervoso, nevrotico e instabile.

Tema delicato, attuale e scottante. Cosa si nasconde dietro “S.O.S. Cutro”? Parlacene un po’!
Di nascosto c’è veramente poco. Anche per chi vive al nord come me, lontano dai luoghi in cui si può toccare con mano la gravità e la tangibilità del problema. Di nascosto c’è ne solo per chi non vuole vedere e non ha gli strumenti culturali necessari per poterlo fare nella maniera corretta. Per il videoclip avevo pensato, con un certo sarcasmo, di affiancare al sonoro del brano, contributi video di bagnanti (a volto oscurato come quando non firmano la liberatoria) che prendono comodamente il sole, e per la parte del naufragio, riprenderli mentre si divertono a fare il bagno, dando così al film una connotazione piuttosto paradossale, ma mai quanto quella della situazione reale a cui si riferisce. Credo di aver preso inconsapevolmente ispirazione dal film “Open Arms, la legge del mare” che ripercorre la nascita della prima ONG: una mattina, in un porticciolo greco, fra l’improvviso sgomento dei turisti intenti a sorseggiare bevande e prendendo il sole arrivano alcuni soccorritori (in realtà guarda spiaggia spagnoli) con gommoni e moto d’acqua, carichi di migranti naufraghi in fin di vita… Diciamo insomma che è bene affrontare le tematiche partendo dai giusti presupposti, riscontrabili quando si va a fondo alle questioni invece di trattarle in maniera sbrigativa e superficiale, giusto per dire qualcosa senza reale cognizione di causa. Fra un selfie e uno spritz solitamente… Abbiamo la fortuna di essere vivi, e di avere il tempo di fare tutto nella maniera giusta, dalla cosa spensierata a quella impegnata. È solo una questione di consapevolezza e di scelte. E anche di opportunità. Perché perseguire sistematicamente la strada più conveniente non significa necessariamente fare la cosa giusta.

Un sound che trasuda originalità e personalità, ma anche con molti riferimenti ai grandi del passato, quando la musica rappresentava ancora l’apice dell’espressione umana evolvendo e condizionando l’intera società. Quali i tuoi riferimenti artistici che hanno aiutato la tua ispirazione nella tua musica?
Il sound è stato fortemente ispirato dalla strumentale di Lorenzo Giomi (giovane compositore fiorentino che studia a Milano) che contestualmente alla cronaca quotidiana riguardante lo spiacevole accaduto, ha favorito il concepimento di un testo che, oltre a raccontare la tragedia in ricordo delle vittime, ha delle evidenti connotazioni di carattere sociale. Tematiche che effettivamente “tirano” sempre meno, rispetto soprattutto ai lontani periodi delle grandi contestazioni sociali, anche per lo stato in cui versa un sistema musica completamente violentato dal business, in cui se di spazio “illibato” ne fosse rimasto, sarebbe patrimonio UNESCO! Gli argomenti leggeri, più smart, non danno particolari noie, anzi distraggono dai problemi collettivi e personali, assicurando maggiori garanzie di successo e guadagno immediato. E soffiano sulla fiamma che alimenta lo spirito critico. Rischiando di spegnerla. Riuscendoci spesso. Ma nel tempo poi, tendono a scomparire dalla memoria collettiva. Solo le personalità controverse e refrattarie al conformismo di massa possono avere lo sciagurato istinto di andare contro corrente e cercare, perlomeno, di risvegliare le coscienze assopite o distratte… Neanche a farlo apposta, i miei riferimenti musicali, italiani e stranieri, hanno tutti più o meno un’indole e una personalità di quel tipo, benché appartenenti anche a generi musicali differenti e con storie personali e artistiche dai risvolti più disparati.

Quali sono i tuoi obiettivi da voler raggiungere? Cosa ti aspetti da questo tuo nuovo percorso artistico e discografico?
Essere soddisfatto, perlomeno soddisfatto di me stesso, come persona e come componente della società di cui inevitabilmente faccio parte. E magari riuscire, nel mio piccolo, a destare interessi verso temi e argomenti di maggiore rilevanza sociale, senza che questi debbano essere sistematicamente percepiti come noiosi. Che è un po’ la causa di tutta la “distrazione” che spopola oggigiorno grazie ad un uso e consumo spesso troppo superficiale e spasmodico di social media e trasmissioni televisive, prettamente incentrate sui numeri e sul seguito, e dunque sul mero profitto. Un sistema che procede spedito nella direzione sbagliata, con tempi di arresto decisamente lunghi. Per il resto, sarà quel che sarà…

L’arte per raccontare, proteggere e sensibilizzare. In un’epoca storica in cui l’indifferenza e la superficialità regnano sovrane, ogni artista dovrebbe avere una responsabilità morale nei confronti della società. Oppure è davvero tutto ormai finto e finito? Qual è il tuo pensiero in merito? C’è ancora speranza?
Ho già risposto in un certo senso a questa domanda, nel rispondere alle precedenti… Forse la ricetta attuale per un connubio efficace fra argomenti sensibili nell’arte, e nella musica in particolare, e ricettività del pubblico sta nel rendere maneggevole una tematica difficile da maneggiare. Appetibile e digeribile un piatto dagli ingredienti apparentemente pesanti. Se ad esempio le persone sono attratte più facilmente da un ritmo serrato e da un ritornello orecchiabile, cercare di collocare entro determinati paletti sonori, tematiche che solitamente verrebbero trattate diversamente, spesso con standard comunicativi a cui il pubblico è sempre più refrattario. Sempre nel rispetto dell’argomento e con la sensibilità adeguata. Insomma, non è necessariamente vero che parlare di cazzate sia divertente e parlare di cose rilevanti sia noioso e opprimente. Anche perché, poi, i nodi arrivano sempre al pettine, anche di chi i capelli non ce li ha…

L’ultima parola a te! Lasciaci un messaggio!
Non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te. Cioè, mettersi nei panni altrui, scrutare le problematiche anche da altri punti di vista, per individuare quindi una visuale comune e accettabile. Siamo tutti sulla stessa barca. Si dice. Il nostro pianeta, che abbiamo fatto ammalare e ora necessita urgentemente di cure tempestive. In realtà, chi potrebbe dirlo meglio di tutti i migranti che, dopo aver attraversato il deserto più grande, affrontano anche il mediterraneo proprio sulla stessa barca. Che spesso affonda.

 

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