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BOAVISTA: oltre le stelle, i nostri ripari segreti

Esordio bolognese quello firmato dai BOAVISTA, formazione nuova della scena pop rock italiana che cerca inevitabilmente di marchiare di ruggine e di ferro “americano” questo suono che si siede stabile dentro i cliché della forma canzone italiana. Ma è la lirica romantica, di speranza e di evasione che, come ci diranno loro, diviene prima di tutto ricerca di se stessi che di altro. “Li dove ci sono le stelle” è un disco che sfoggia rabbia e dolcezza, vellutate distese di aria e spigoli aguzzi di una mano artigiana figlia di quel sottosuolo nostrano che guardava l’America come terra promessa. E sempre di evasione alla fine si parla…

Tanta l’evasione e le sue diverse declinazioni che trovo dentro questi brani. Sentite questo bisogno di guardare oltre? Perché?
In realtà prima di guardare oltre abbiamo passato tempo a guardarci dentro, quando ci siamo sentiti pronti abbiamo fatto il primo passo e se non avessimo guardato oltre probabilmente oggi non saremo qui. Evadere per chi fa musica è uno stato o almeno lo è per noi.

Tante firme a collaborare con questo disco. Contaminazione, evoluzione o semplice aiuto?
Abbiamo seguito il flusso di quello che stava succedendo, Volevamo fosse un disco suonato senza collaborazioni ma poi le cose sono andate diversamente e siamo contenti che siano andate così. Lì dove ci sono le stelle sarebbe stato un disco meno a fuoco senza le persone cha vi hanno collaborato

Il cliché attuale del main stream e del pop italiano ma anche un costante tornare alle regole classiche. Qual è il tempo dei Boavista?
Se mi avessi chiesto un BPM avrei risposto senza pensarci…Siamo figli degli anni 90/00 abbiamo tanto di quei suoni nelle corde e nelle mani, un periodo in cui iniziava a rompersi la barriera tra i generi. Ma abbiamo suonato tanto anche nell’ultimo decennio fatto di tanto altro…

Che poi, se posso azzardarmi, non c’è tempo dentro i vostri suoni. Questo disco suona senza un particolare riferimento ad un periodo preciso… forse pare anacronistico… cosa ne pensate?
Abbiamo sempre pensato che il concept di un disco sia in quello che dice e come lo dice, non tanto a cosa assomiglia o dove lo collochi temporalmente. Per noi i brani di questo disco hanno una precisa linea comune, sono figli di vari ascolti e dischi che non hanno un genere specifico

A chiudere: rabbia, rivalsa o romantica accettazione del presente?
Niente di tutto questo, facciamo musica per esigenza anche se non volessimo ci ritroveremo a suonare e cantare senza volerlo.

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