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Giacomo Toni: ascoltando questo “Nafta”

Giacomo Toni. Avevo digerito “a fatica” quel 45 Giri del singolo “Ho perso la testa / Codone lo sbirro”. Detta così suona come una cattiveria ed invece vorrei che venisse preso come un complimento. Perché non è musica banale. E ormai lo stomaco e la mente sembra atrofizzata all’automatismo del pop da copertina. Giacomo Toni invece deride e denuncia, inventa personaggi e quella nebbia alcolica della provincia. Giacomo Toni sbeffeggia la canzone d’autore e ci gioca facendo del suo pianopunk un vettore per raggiungere l’assurdo e la follia, la dolcezza e la verità cruda. Dunque per digerire il tutto ci vuole lo stomaco allenato e la mente aperta che ci vuol poco ad archiviare il tutto… come si fa sempre quando c’è da sforzarci su. Seduti ad ascoltare un lavoro che graffia e che si prende gioco di te. Ti mette a nudo. E ti saluto pubblico dal bancone di questa provincia, ubriaco a cantare una ninna nanna pregiata, leggera, di poche parole…

Nella tua scrittura ci trovo tantissima “maleducazione”. Ci trovo la beat generation di chi un tempo le regole le ignorava. Ascolto questo disco e penso a Jack Kerouac… che ne dici?
A dire il vero non sono molto esperto di Kerouac, a parte il libro che hanno letto tutti non conosco altro. Per me la beat generation resta un amore giovanile, direi poco esplorato. Sicuramente deve avermi lasciato qualcosa. Per quello che riguarda la maleducazione tutti i meriti vanno mia madre.

Io ho ascoltato il tuo 45 giri e sapevo cosa aspettarmi dal resto del disco. Chi ti segue da tempo conosce in qualche modo il pianopunk. Ma secondo te, chi ti ascolta la prima volta?
Chi mi ascolta la prima volta mi piace immaginarlo in una stanza vuota, con una lama di luce che gli illumina un’espressione di ribrezzo sul volto.

Parliamo ancora di letteratura: altro tipo di ispirazioni e personaggi? Credo che sul tema c’è tanto da dire o sbaglio?
Come dico spesso a chi lo chiede, la letteratura per me è uno strumento di lavoro. Più che citare questo o quell’autore ne faccio un utilizzo materiale; qualche avverbio, qualche aggettivo, qualche articolo indeterminativo da inserire di volta in volta nei testi mi dà un certo gusto privato.

E come ne esce fuori una ballata “normale” come la storia di un ubriaco “Inchiodato a un bar”?
Per la chiusura finale ho creduto giusto tornare al piano e voce, con un brano senza alterazioni armoniche, con l’obbiettivo di avvicinarmi a un piccolo classico (con le dovute proporzioni, mi riferisco al mio campionato). Nelle mie fantasie si dovrebbe avere una percezione piramidale del disco, con questa ballad sulla cima. Che stia lì, quasi fuori posto, come se fosse già altrove.

Alla fine della storia, sei tu “Lo strano” o sono gli altri che ancora ascoltano pop digitale?
Per me gli altri, chiunque siano, fanno bene a fare qualsiasi cosa stiano facendo, se gli piace, compreso l’ascolto della musica pop digitale.

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