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Le Rivoltelle: Play & Replay

Le Rivoltelle: torna in scena questo bellissimo progetto rock tutto in rosa. Il primo rimando personale lo faccio in direzione delle 4 No Blondes e come loro il rock diventa ballad ma molto poco, quanto basta per restituire un appiglio tangibile all’ascolto. Di base l’aggressività soprattutto sul fronte vocale non ci sta a piegare la penna in direzione del pop più radiofonico lasciando che il ferro e i pick-up suonino come si deve. Questo nuovo disco si intitola “Play & Replay”, un bellissimo lavoro che traduce ovviamente in questa chiave spezzoni di grandissima tradizione italiana, da Buscaglione a Cocciante. In tutto questo ci sono gli inediti e qui il gioco si fa duro…perchè è loro tradizione mescolare la rabbia del rock con la rabbia della rivalsa sociale. In rete il video di un loro progtto uscito a Natale: guarda caso sulla omologazione stereotipata di tutto quello che è il vero significato etico e morale di una festa come il Santo Natale.

C’è sempre stato un risvolto sociale in tutto quello che fate. Lo avete rintracciato anche nella scelte dei brani che avete deciso di reinterpretare?
In realtà la scelta di reinterpretare brani che appartengono ad un repertorio musicale abbastanza comune è dettata dalla volontà di ricucire addosso a questi brani abiti totalmente nuovi e diversi da quelli originali. È un’operazione, questa, che facciamo da sempre e rappresenta la voglia che abbiamo di incuriosire e sorprendere.

Prendo spunto dal vostro ultimo video che risale a Natale scorso: ma quanta circostanza c’è in questa vita quotidiana?
Circostanza, assuefazione, adattamento, rassegnazione..parole che fanno male ma che raccontano la realtà di tanta parte della nostra generazione. Parole che raccontano destini segnati dall’incapacità di reagire a soprusi o ingiustizie e a sottomettere le proprie volontà per volontà altrui.

E nella musica secondo voi? Quanta circostanza c’è nella musica e nelle sue vetrine mediatiche?
È raro sentire una voce fuori dal coro, ascoltare qualcuno che abbia qualcosa di nuovo da dire, soprattutto nella musica italiana (almeno in quella controllata dalle major). C’è invece un sottobosco musicale dove vivono meravigliosi folletti capaci di emozionare anche solo accompagnandosi con una chitarra e semplicemente raccontando di sé.

Lottando a voce alta contro le organizzazioni criminali in ogni loro forma, state riscontrando qualche appiglio sociale? Qualcosa si smuove? Oppure, come sempre accade, restano belle frasi da applaudire?
Molto lentamente e con un meccanismo che si inceppa troppo spesso. Ci sono, però, tante associazioni ed organizzazioni autonome e autodeterminate che lavorano bene e per il bene comune.

Il rock al femminile o il rock puramente maschile…voi che siete protagoniste, al 2017 ancora esistono discriminazioni di questo genere?
Assolutamente si e lo diciamo a gran voce. Pregiudizi sessisti e discriminazioni di genere sono ancora fortemente radicati e mal celati da mentalità fintamente progressiste. Crediamo che il processo per l’emancipazione da questo tipo di retaggi sia molto lungo e laborioso e che riguardi allo stesso modo l’uomo e la donna.

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