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MIZA MAYI: aria di mondo nuovo in questo disco

Aria di mondo nuovo come recita il titolo di questo articolo. Aria che sa di pace e di intimità ma anche di elettronica e di pop internazionale, tra qualche trama dal sapore jazz e qualche pennellata di soul afro di nuova generazione. Lei è Miza Mayi, cantante e cantautrice di origini afro-italiane. Un disco dal titolo “Stages of a Growning Flower” che segna a fuoco un percorso personale, una crescita, il suo diventare donna ma anche le sensazioni di sollievo, di arrivo. Bellissime arie in “Walk Away”, distanze, partenze, la nostalgia e le paure di una scelta nei delicati arrangiamenti di chitarra elettrica. Così come la felicità ed il gioco espresse nella scanzonata “Tom Tom Tom” che chiude la tracklist di 11 inediti a cui si aggiungono 2 versioni remix. Tra i nomi che hanno collaborato alla realizzazione di questo disco vogliamo sottolineare il bellissimo sax di Jessica Cochis che tra l’altro troviamo a sottolineare il tema portante di “Assurditè”. Belle sensazioni di pulito in questo primo disco di Miza Mayi.

Nu Soul afro italiano. Io dentro ci vedo tanta America anche… non sei d’accordo?
Sì, ho origini afro italiane ma mi ritengo cittadina del mondo, il mio “afro-eclettismo” mi permette di attingere da tutto ciò che mi ispira ed entra in vibrazione con la mia onda sonora, non ho limiti geografici o musicali. Spesso userò il plurale perché tutto il lavoro è stato fatto in insieme ad Eros Cristiani e Jessica Cochis, loro hanno curato tutti gli arrangiamenti ed hanno composto molti brani. Nell’album abbiamo voluto sperimentare con sonorità diverse appartenenti a mondi musicali a volte contrastanti tra loro come nu soul, new swing ,deep house e trip hop. Non ci siamo dati limiti nella creatività musicale.

Dalle tue radici cos’hai portato via? Che c’è di Congolese e cosa di Italiano nella tua scrittura?
Ho lasciato Kinshasa a 11 mesi perciò non ricordo nulla, sono cresciuta in Italia vicino alla mia famiglia paterna, l’unica persona che mi ha permesso di mantenere il contatto con le mie radici è mia madre, lei ha sempre ascoltato musica popolare congolese a casa e con me ha sempre cantato e ballato. Il canto e la danza sono un elemento vitale di tutte le mie giornate. Per fortuna ho avuto modo di conoscere l’Africa viaggiando in Ghana, Camerun e vivendo qualche mese in Costa D’Avorio. Penso e parlo in italiano, è la mia prima lingua, perciò i primi brani li ho scritti istintivamente in italiano, poi per una scelta stilistica abbiamo virato sull’inglese, non è la mia lingua madre ma ormai è diventata una lingua universale.

Parliamo di un concept album di donna, di evoluzione come persona… ma possiamo parlare anche evoluzione di suono e di scrittura?
Perché no, a me piace immaginare l’album come un copione teatrale, infatti in ogni frase è nascosto un sottotesto e un monologo interiore, è un mare magnum di ricordi, pensieri e azioni. Dal punto di vista sonoro lo concepisco più a livello sensoriale, ogni brano ha un determinato colore, una precisa sfumatura, sensazione tattile, pura sinestesia. Abbiamo giocato molto con i suoni, ad esempio in “Waters” abbiamo una introduzione ritmica fatta con una penna a scatto, l’idea ci è venuta in studio di registrazione per caso.In “Kundalini Love” Nicola Oliva (chitarrista di Laura Pausini ndr) ha suonato una chitarra dobro che a nostro avviso donava al brano una connotazione molto mistica. “Flowers” è un brano euro pop stile anni ‘90 in cui abbiamo utilizzato un sax soprano preparato, ricorda il suono di una cornamusa suonata su un fiordo nel Mare del Nord.Vorrei anche sottolineare che nel disco hanno suonato oltre ad Eros e Jessica dei musicisti di alto livello tra i quali Roberto Gualdi (PFM, Vecchioni), Stefano Guazzo e il caro Marco Mangelli che “era troppo bello per camminare su questa terra”.

Bellissima “The Third Way”. Nella mia percezione l’ho captata come il punto di svolta e di consapevolezza nel viaggio di questo album…
L’ho scritta dopo una piccola rivelazione, avevo messo da parte qualche soldino ed ho inspiegabilmente comprato un basso acustico – non ne avevo mai suonato uno – l’ho infilato in macchina e sono partita, la prima bozza di melodia è nata durante quel viaggio, poi ho iniziato a cercare le note giuste suonando il basso, si trattava davvero di tre note ma il messaggio era molto chiaro: effettivamente rappresenta le persone da cui ho imparato qualcosa ma che – per un motivo o per l’altro – mi hanno delusa. La Terza Via è la strada che ho deciso di costruire per me e la sto percorrendo ora. E’ stato complesso arrangiare il brano,ci sono varie versioni, è stato anche complicato trovare l’inciso più adatto. Il lavoro maestoso è stato fatto in studio, proprio come si faceva ai vecchi tempi, passo dopo passo; è un brano che si è evoluto ed è cresciuto lentamente ma ha un impatto molto incisivo su tutto il disco. La cosa particolare è che nella parte iniziale abbiamo deciso di cantare una melodia in tonalità minore, nonostante la tonalità del brano sia in maggiore, l’abbiamo infatti definito un brano anti-blues.

Su Spotify troviamo anche due versioni Remix. Ce ne parli?
Su Spotify ci sono le versioni di “Jazz That Funk – Funk Remixed” e “Tom Tom Town – Electric Jazz Remixed”, sono due chicche, Hanno connotazioni di tendenza attuali più da club; non saprei davvero dirvi quali siano le versioni più belle, è per gli estimatori.

A chiudere: quando un video ufficiale?
Ci stiamo lavorando ora, tenetevi incollati alla mia pagina Facebook e Instagram per conoscere la data ufficiale di uscita! Big Up

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