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Nitritono: suono di pietra di solitudini

Suoni alti come pareti di pietra, pareti invalicabili che i più chiameranno droni… suoni ondulati che si poggiano all’ascolto a distogliere prima ancora che “disturbare” la consuetudine delle forme pop(olari). Suoni come rulli, anch’essi di pietra, dentro ritmiche tribali e voci lontanissime, di caverne nascoste… suoni contro cui piegare e poi frantumare il proprio immaginario, ingessato com’è dentro la moda e gli stereotipi della pubblica piazza. E di questo disco che è disponibile anche in una sintetica versione in vinile, tiriamo fuori ogni deriva possibile per raccontarlo come possiamo. I Nitritono sono questo, un duo dal suono pesante che di certo non è in cerca di melodie e forme conosciute, per quanto spesso cercando il dettaglio di piccole cose utili alla narrazione… e non è un caso forse che il titolo di questo disco sia proprio “Eremo”, come rifugio, solitudine come distanza, come non volersi mescolare dentro un rumore di fondo sociale molto più “disturbante” di quel che vuol sembrare questo disco. Ed è assai velleitario l’aver parlato di un disco come “Eremo” accanto ai soliti contenuti main stream dei grandi Festival televisivi. Ecco, a proposito di musica italiana…

Un disco in cui il suono non è narrativo ma è un impatto violento contro le abitudini. Non è un disco di abitudini questo… cosa ne pensate?
Ciao! Grazie per aver detto ciò… in effetti non è musica abitudinaria/standard (che cosa voglia mai dire ciò poi, ma comunque). Tendenzialmente io e il mio socio cerchiamo proprio questo e in qualche modo abbiamo trovato un nostro linguaggio. Il progetto era nato proprio per cercare di spingersi fuori dalla propria comfort zone… e credo che in piccola parte ci siamo riusciti.

I luoghi sono riferimenti molto importanti per la geografia di queste scritture non è vero? Sembra quasi che ci sia un percorso…
Dici bene! Il disco è diviso in 6 tracce. 3 titoli li ho scelti io (Luca il batteraio) e sono 3 tappe dei vari cammini di Santiago che ho fatto e che mi hanno lasciato un ricordo intenso. Gli altri 3 titoli invece sono i luoghi del chitarrista, appassionato anche lui di camminata ma più di montagne e cime. Abbiamo pensato di mettere questi titoli posteriormente e, dato che è una cosa che ci accomuna, abbiamo pensato fosse una buon idea sviluppare un piccolo concept sulla natura e sui luoghi dimenticati da Dio e (per fortuna) dall’uomo.

Invece la provincia, la città, il centro urbano… luoghi di contraddizione per il vostro “eremo”… quanto ha condizionato e contaminato la vostra scrittura?
Come detto in precedenza, ci siamo accorti ad un certo punto che accennare a qualche luogo a noi caro ci sembrava l’unica cosa da fare. In un modo o nell’altro il fatto di vivere nella “ridente Granda” sicuramente ha influito. Oltre alla natura e al Monviso sempre con il suo sguardo su di noi, la provincia di Cuneo personalmente mi ha sempre fatto sentire a casa anche e soprattutto per le varie band sparse per il territorio. Non so bene come, se non che l’unione di questi fattori sicuramente ha lasciato un certo segno nei nostri inconsci.

Anche i colori sono cose preziose per la discografia dei Nitritono. E non è un caso che i contorni siano alterati e le tonalità siano scure, quasi poco visibili…
Esattamente! Meglio fumoso che nitido e chiaro. Ho sempre apprezzato i colori sfumati rispetto a quelli nitidi (ad eccezione del nero, di cui personalmente non lo vedo neanche così negativo).

Ma “Eremo” significa isolamento o fuga?
Sicuramente isolamento ma fuga no… non si scappa da nessuna parte anzi! Alla fin fine siamo sempre ritornati a casa. Al massimo si combatte e poi di conseguenza si finisce soli. Chissà…

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