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RANDOM CLOCKWORK: immersione dentro “WIRES”

Le infinite connessioni dell’uomo tra gli uomini. Mentre il carrozzone del circo della “musica italiana” procede, noi non smettiamo di dare uno sguardo a quel che è la musica italiana… che passa anche per le tante contaminazioni di stile e di cultura che arriva dal futuro digitale del resto del mondo. Oggi mandiamo in onda questo esordio dal titolo “WIRES”, un’autoproduzione firmata dai RANDOM CLOCKWORK con le musiche composte da Valerio D’Anna, l’anima di Domus Vega, casa e cuore operativo del progetto. E non siamo in ciociaria, sembra di non essere tra i vicoli di Isola del Liri. Sembra di essere in una Los Angeles anni ’90, nelle tinture erotiche del pop digitale dei primi anni 2000… sembra di ascoltare una pazzesca alchimia tra le rifiniture estetiche di Jamiroquai e le volute melodiche di George Micheal. E dentro questo lavoro di 10 inediti che promettono anche la ruggine robotica dei Prodigy o la sospensione evanescente degli Eurythmics, riscopriamo il gusto antico di una generazione che l’elettronica la suonava per davvero…

Mille connessioni tra le anime, tra le persone… tra le infrastrutture… lo scopo è percorrerle tutte o lasciarne sempre qualcuna fuori controllo?
In realtà non abbiamo nessun controllo su ciò che la vita ha in serbo per noi. Non c’è uno scopo se non il rendersi conto che siamo frutto di tutto ciò che incontriamo e intrecciamo durante il cammino.

Partiamo anche dalla copertina… le mille ramificazioni delle radici…
Radicati a terra, estendendo ramificazioni verso l’esterno.

Un disco digitale. Niente da dire. Perché questa direzione totalizzante?
È stato il nostro naturale percorso, dove abbiamo trovato pieno stimolo nella costruzione del sound e degli arrangiamenti. Il digitale ci ha permesso di adottare soluzioni altrimenti irrealizzabili.

Le maschere in qualche modo non vi coprono l’identità. Sono maschere di scena… il vostro viso è ben conosciuto. Dunque cosa simboleggiano? Chi sono gli animali che vestite addosso?
Sono gli animali che più richiamano il nostro senso estetico. Non c’è un vero e proprio simbolismo dietro, se non il fatto di suggestionare lo spettatore, ed uscire fuori dalle nostre individualità.

Dalla Ciociaria al resto d’Italia: vivere in provincia non ha più delle grandi limitazioni?
Ci sono sempre i pro ed i contro. Sicuramente non subire la miriade di stimoli fin troppo caotici della città consente la ricerca di formule del tutto personali. D’altro canto però, il fatto di non vivere costantemente i circuiti musicali ne rende difficile l’ingresso.

Musica nata in equipe. I Random Clockwork è sopratutto questo…
È il bello di avere una band, no?

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