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Smania Uagliuns: il suono che fa un viaggio

Parliamo degli Smania Uagliuns, al secolo Giovanni Lofrano, Vincenzo Lofrano, Gennaro Suanno. Parliamo di un progetto discografico decisamente interessante… interessante quando si affrontano argomenti nella direzione di promozione del territorio, di turismo ma anche di contaminazione culturale locale e non. Si intitola “Travel Experiment (season one)” il nuovo progetto degli Smania Uagliuns, progetto di 4 brani scritti, composti e registrati nei luoghi raggiunti dal viaggio. E dunque ogni brano diviene portatore sano di suoni locali ma anche di immagini vissute sulla propria pelle dentro i VIDEO che fanno da corona al tutto. E non c’è un rigoroso legame al territorio ma il rispetto di quanto questo abbia vissuto anche la semina di culture altre approdate nel tempo. E dunque le influenze, e dunque l’ispirazione, il caso, il suono indigeno e le tante metamorfosi dovute dal tempo e dagli artisti. Dal rock al funk, dal prog di natura digitale al pop delle forme radiofoniche. L’ironia poi a condire il senso primo del viaggio e della società che si mostra…

TRAVEL EXPERIMENT (Season 1)

Con Smania Uagliuns inizierei subito a parlare di contaminazione perché etichettare il vostro suono è quasi impossibile. Che significato e importanza date alla contaminazione?
Un’importanza enorme. Non per partito preso, per dire “noi facciamo cose contaminate”, ma per esigenza e perché sta nel nostro dna. Siamo cresciuti rappando nelle sale prove grunge o alle feste dance, perché non avevamo altro. Crossover dunque per necessità e per nascita. Amiamo e ascoltiamo tantissima musica diversa e, anzi, a dirla tutta, il rap tutto uguale a se stesso ci ha da sempre annoiati a morte. Ci siamo sempre chiesti “ma questi, pure se sono bravissimi” come fanno a piacersi e piacere, l’uno identico all’altro. Stessa cadenza, accento, pronuncia, stesse basi. Il mondo è sconfinato, la musica anche lo è, limitarsi e ghettizzarsi è claustrofobico e castrante. E ti assicuriamo che non è un vezzo, ancora nel 2022, quando in UK o negli USA la scena alternative è florida e solida, qui veniamo ancora indicati come “non veri”, “non hip hop” e snobbati dal mondo hip hop, ma siamo più “hip hop” di loro. L’hip hop è contaminazione e invenzione, in primis.

Restando sul tema vi chiedo: una eccessiva contaminazione di altro non finisce per allontanare dalla vostra personalità? Ovverosia: qual è il tratto fondamentale dietro cui riconoscere gli Smania Uagliuns?
Potrebbe rendere più difficile la fruizione o la fidelizzazione, ma poi si trova un fil rouge che crediamo ci sia sempre dietro tutte le nostre produzioni. Ce lo dicono anche quando mostriamo noi stessi preoccupazione per questa eccessiva trasversalità. La musicalità, l’armonizzare, la ricerca lessicale, di linguaggio ed estetica, la ricerca nei contenuti, lo stile dei cantati, la cadenza, ecc. Crediamo lo si riconosca, è genere Smania. Più difficile riuscire così, nell’epoca delle etichette, delle playlist a tema, della trap VS indie. Noi siamo altro, tutto il resto.

Il viaggio è la chiave di lettura di questo progetto. Prima stagione, quasi fosse una serie. L’avete pensata così in fondo o sbaglio?
Non in partenza, è venuto tutto in maniera ultra spontanea, inizialmente solo acquistando un biglietto per Marsiglia e portando con noi quaderni e action cameras. Poi ci siamo divertiti molto a farlo e abbiamo constatato che venivano fuori cose viscerali e diverse da quelle dei dischi, quindi da lì sono venuti fuori gli altri episodi, che con l’arrivo di Gute Nacht Berlin, abbiamo deciso di racchiudere in questa prima stagione.

Esiste una dimensione fisica del tutto o solo fruibile in rete?
Per la prima volta possiamo affermare che abbiamo stampato dei cd, oltre che un merchandising molto particolare, che a breve pubblicheremo. Anche se può apparire vintage o old school, volevamo qualcosa di tangibile, una prova non fatua dell’esistenza di un progetto musicale, in primis per dare dignità al lavoro. Dunque si, in questi giorni uscirà la copia fisica e un merchandising originale in edizione limitata.

Suoni e luoghi… ma parlando di persone? Che tipo di contaminazione avete preso dalle persone incontrate?
Tante suggestioni e input proprio dalla gente che abbiamo incontrato nei bar, nei ristoranti, per strada, nei locali, nei negozi di dischi dove abbiamo acquistato vinili local per campionarli. Abbiamo poi cercato di ridare tutto ciò con espressioni idiomatiche del posto, nomi, suoni, toponomastica e nostri alter-ego di volta in volta adattati al paese che ci ospitava. Inoltre abbiamo cercato sempre di inserire le persone all’interno dei video, lì dove non risultasse eccessivamente “scabroso”.

E alla fine di tutto, quanta realtà o quanta irrealtà avete incontrato? Un simile “esperimento” quanto vi ha portato lontano dalla quotidianità della vostra Basilicata?
È necessario andare lontano per tornare arricchiti. Di base noi viviamo sparsi per l’Italia e il mondo, anche se torniamo non appena possibile in Basilicata, dunque, si, ci ha portati lontano dalla nostra quotidianità, il che è necessario per alimentare il fuoco della creatività e per dire cose ogni volta diverse, o almeno provarci. Anche per questo il sound è venuto fuori così caleidoscopio, ci siamo immersi in altri mondi.

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