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ZUIN: l’importanza di questi anni

ZUIN e il suo esordio “puzzano di vita” come diceva qualcuno. Ed è una bellissima espressione capace di immortalare come una fotografia il leitmotiv di un disco che in fondo non ha altri (si fa per dire) argomenti che non la vita stessa. Si intitola “Per tutti questi anni” ed è un suono ed un disco figlio della strada, da quel grande palco del Primo Maggio di Roma fino ai tanti live che poi dolcemente e naturalmente planano verso un lavoro discografico che esce oggi per la Volume! In rete il bellissimo video di “Bianco” in cui troviamo la featuring di Daniela D’Angelo. Un pop tinto di elettronica per gli arrangiamenti che spesso conferiscono al suono una spazialità e una profondità davvero visionaria come nella struggente “Credimi” con questi riverberi lunghissimi ad accompagnare una voce che urla di rabbia… oppure nella notturna sensazione di viaggio della bellissima “Monza Saronno”. Spunti personali per una musica che sia specchio di questi primi 30 anni di ZUIN.

Io vorrei iniziare dal citare “Credimi” che forse, almeno per me, rappresenta il punto chiave di questo disco… non so se sei d’accordo… ce la racconti?
Sono molto contento ti sia arrivato questo pezzo, per me è molto importante, è un urlo allo specchio di un giovane ragazzo in cerca di se stesso, un ragazzo che si sente diviso tra due case, due famiglie, due mondi troppo diversi tra loro, troppo diversi da lui, un giovane che non trova il coraggio ancora di percorrere la propria strada da solo.

“Monza-Saronno”: che bellissima sospensione metropolitana. Mi pare di vederla in faccia un domenica pomeriggio di compiti e di pioggia. Hai mai riascoltato il brano in cuffia rifacendo quel percorso?
Mi capita spesso, è una strada che percorro almeno una volta a settimana per andare in sala prove e ritorno li, col mio walkman, su quel pullman che portava a Saronno, quando il valore dell’amicizia valeva più di qualsiasi cosa.

Il rock ed il pop. ZUIN che sente di essere dentro la sua musica?
Zuin cerca di essere sincero, poi che sia pop o rock poco conta per me la cosa più importante è che le persone che ascoltano riconoscano sincerità, in questo momento vedo troppi prodotti musicali costruiti su personaggi più che su anime fragili, tormentate, arrabbiate.

Oggi la canzone d’autore sembra quasi soddisfare il solo bisogno di se, dell’artista. Manca, e penso manchi anche nel tuo disco, quella canzone che parli di tutti noi. Certo ognuno può ritrovarsi ma è uno sforzo che il pubblico deve fare. Invece prima funzionava esattamente al contrario: cioè le canzoni erano davvero del popolo, parlavano del popolo… cosa ne pensi?
È una scelta che uno fa quando inizia a scrivere un disco, io ho raccontato storie semplici e comuni non per autocelebrarmi ma per cercare persone che come me avessero vissuto storie simili e sentirci meno soli, poi esistono le canzoni nate per essere cantate da fiumi di persone, forse un giorno lo faro’, quando scrivo lo faccio maniera sincera e in questo momento la mia sincerità andava in questa direzione.

Per chiudere un salto nel buio di questa società. Milano quanto ti sta aiutando e l’Italia in genere quanto ti sta ostacolando nell’essere l’artista che sei?
Io sinceramente non sono un fatalista, le difficoltà che posso incontrare non sono per colpa dell’Italia ma forse anche un po’ per colpa mia, o semplicemente perché a volte ci sono tanti piccoli tasselli che devono incastrarsi e ne basta uno storto per fare bloccare tutto.
Milano offre tante opportunità, tocca ad un’artista cercare di sfruttarle al meglio.

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