Follow Us

Leo Tenneriello canta il coraggio di sentirsi fuori posto in “Don Chisciotte Sulla Luna”

Non un eroe, ma un uomo che sbaglia con eleganza. Il nuovo brano è una dichiarazione di fedeltà alla fragilità e all’arte come rifugio. Tenneriello riflette sull’essere fuori dai numeri uno, sull’importanza dell’utopia e sul valore di scrivere canzoni che non hanno fretta di piacere.

 

Leo, è un piacere averti qui. “Don Chisciotte Sulla Luna” presenta echi delle tue vicende personali?
Piacere mio, davvero. Sì, ci sono echi, riverberi, riflessi. Non è autobiografia, ma è autobiografico nel modo in cui un sogno può raccontare la realtà più di un diario. Don Chisciotte non sono io, ma certe sue ossessioni, il bisogno di fondare una repubblica di senso, la frustrazione nel non riuscire a farsi capire: quelle sono ferite mie.

Secondo te, l’evasione è il metodo migliore per fuggire dai problemi o si tratta di una semplice illusione?
L’evasione è una tregua. Non risolve, ma fa respirare. A volte la fuga è l’unico modo per restare fedeli a sé stessi. Però l’illusione arriva quando pensi di poterti salvare da solo, in silenzio, senza sporcarti. Alla fine bisogna sempre tornare a terra… o a se stessi.

Vorresti parlare al tuo pubblico della copertina?

Certo. La copertina è un frammento di sogno, un’immagine sospesa tra realtà e allucinazione poetica. Ci sono io, seduto su una trave gialla nel cielo, con la chitarra in mano e la luna piena alle spalle. Una luna enorme, quasi sfacciata, come se fosse a portata di mano e invece resta lì: lontana, silenziosa, impassibile. E c’è un cappello al lato, una specie di elmo moderno, il fodero della chitarra, come fosse l’ultima armatura possibile per un cavaliere che non combatte più draghi, ma il disincanto.

Quell’uomo – che sono io, ma potrebbe essere chiunque – non è in posa. È in attesa. È ostinato. È forse un po’ fuori posto. Ma non ha smesso di credere che su quella trave, sopra le nuvole, si possa ancora scrivere una canzone.

L’immagine è opera di mio fratello Enzo, che ha saputo cogliere il senso profondo del brano e trasformarlo in visione. È una copertina che non grida: sussurra. E nel sussurro ti invita a partire. Magari anche solo per un minuto. Magari anche solo con una canzone.

Se dovessi descrivere l’essenza del brano in tre parole, quali sarebbero?

Disillusione, ostinazione, poesia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *