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Celeste Caramanna: ancora fame di vita, di espressione, di suoni…

Ultimo capitolo di un trittico di piccolo assaggi di mondo e di contaminazione per la giovane Celeste Caramanna, londinese di adozione, italianissima in quel calore latino che riporta quasi ovunque, anche quando in un Ep come “Antropofago III” colora di dance la maggior parte delle sue soluzioni. Terzo lavoro che però cerca comunque una summa e una sintesi allo stesso tempo: disco di colori diversi, disco di fascinazione umana e spirituale… disco che forse strizza di più l’occhio alle bellezze main stream pensando a singoli come “Hilarious”. Ma anche “confessioni” nostrane con l’unico brano in italiano che è “Tana libera tutti”. Impossibile piegarsi ad etichette e stili. Poco importano le misure da tenere a mente. Celeste Caramanna si conferma apolide nello spirito, nei gesti come nei suoni… antropofagia acuta, pensando all’uomo e al suo posto in questo tempo e su questa terra!!!

Un piccolo mondo dentro questa ancora giovane carriera. Che poi il resto del mondo lo stia facendo tuo. Come a dire che l’Italia va stretta?
Sono tanti mondi uno dentro l’altro, uno accanto ad un altro… penso che in questo settore, del poco che ho vissuto finora, è sempre tutto molto stretto, difficile, competitivo, duro… quello che mi guida é il fatto di avere tanti mondi diversi con tante possibilità, piene di ricchezza musicale…

Questa trilogia di dischi in qualche modo danno una degna fotografia del tuo essere artista. La voglia di fagocitare ogni cosa sia foriera di espressione. Non è così?
Si si é così… l’unico dettaglio è che non è una frenesia nel volere avere tutto, ma quello che in un determinato momento mi tocca dentro… sai, è come una melodia che libera il tuo essere quando la senti, o quando un ritmo non fa solo battere più forte il tuo cuore ma ti crea una mancata corrispondenza, batte in modo sbagliato, ti lascia fuori dal tempo… lì si io ci sono e voglio fagocitare, come hai appena detto…

E sei riuscita a fotografare tutto in soli 3 EP? Cosa manca all’appello?
No no… non ho fatto ancora nulla… per fortuna abbiamo un mondo pieno di incredibili suoni, melodie, ritmi, poesie, testi, ma principalmente il concetto è stato una grande conquista per me… usando una frase che descriveva il movimento modernista nel 1928 in Brasile diceva:

“Só a antropofagia nos une. Socialmente. Economicamente. Filosoficamente.”
“Solo l’antropofagia ci unisce. Socialmente. Economicamente. Filosoficamente.”
(Oswald de Andrade)

Quindi l’idea di avere dentro una nuova cultura, una nuova esperienza, una nuova musica, veramente ti da quel senso di unione e dello stare insieme, uniti a quella cultura che prima non faceva parte della tua vita…

La vita dietro ogni canzone. C’è poco da dire e da sottolineare. Lo fai chiaramente in “Tana libera tutti”. Davvero sei della scuola di pensiero che ci sia un controllo della massa?
Non credo che la massa è vittima di un determinato controllo… credo in un processo dove tutto il sistema, includendo la propria massa, è capace di produrre paure, insicurezze, necessità, bisogni, poteri, responsabili, vittime… quindi non è semplice perché proiettiamo fuori tutto il nostro mondo interno… e perfino finiamo per incorporare questi mondi altrui dentro di noi…

“Hilarius” in qualche modo fotografa anche questo dramma che stiamo vivendo. La tua vita artistica come sta cercando il suo personalissimo equilibrio?
Non è facile trovare un’equilibrio, non lo è mai stato… però adesso le cose si sono completate ancora di più perché sono elementi a cui non siamo abituati, e che tolgono in gran parte quella che era la nostra libertà e la nostra prossimità con le altre persone… quindi l’equilibrio per me personalmente è molto difficile, è difficile rifarsi, perché dipende di fatto da elementi esterni a noi… l’unica possibilità è di occuparsi di quello che ancora abbiamo, e che infine riusciamo ad occupare il nostro tempo, ma nella mia opinione aumentiamo solamente lo squilibrio perché ogni giorno abbiamo di più ciò di cui non abbiamo bisogno, e molto meno ciò che ci è stato tolto…

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