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Daniele Faraotti: l’incastro perfetto delle cose

Si intitola “English Aphasia” il nuovo disco del chitarrista e compositore Daniele Faraotti. Festeggia un anno ed è di nuova uscita la sua edizione in vinile 33 giri e del video di lancio del singolo “I got the Blues”. Un ascolto che dovrebbe prendere il suo tempo e restituirci il nostro tempo, che richiede l’attenzione e la sosta. Davvero ritengo che l’incastro delle tantissime cose si sia reso perfetto, le tantissime soluzioni di arrangiamento di queste composizioni difformi dagli stilemi del rock e del pop nostrano. Attinge all’arte figurativa, al mondo visionario, da una parte Bowie, dall’altra la psichedelia anni ’70 italiana, e poi i Beatles ma anche le organze di Peter Gabriel senza tralasdciare i suoni scomposti di Brian Eno. E alla voce il compito di suonare anch’essa e di concepirsi come strumento facendo uso del grammelot inglese, se così è lecito definirlo, quasi per tutte le tracce del disco. La sensazione è quella che arriva dal video di lancio (dove tra l’altro i protagonisti sono polpastrelli), mille luci, allegorie e movimenti lisergici, allucinogeni ma anche trasgressione estetica contro la linearità sterile della società pop quotidiana. “English Aphasia” è un disco urbano di periferia, è davvero un’opera dedita alla rivendicazione della libertà di uscire dalle linee (e)rette dalla società omologante. E i piani di lettura non sono solo questi, sia chiaro… basti perdersi nell’intervista che segue. Pura libertà di connessione…

Un nuovo disco che oggi torna a far parlare di se perché esce anche in vinile. Che significa per te il vinile?
Il vinile è una epifania – è la mia infanzia – il vinile è il suono  ascoltato nel giradischi dei miei nonni a Forlì nel 61. Giradischi con diffusore valvolare e radio annessa – Ho capito subito che avevo trovato la mia ragione di vita. La musica e i dischi – mi occupo della stessa cosa da quasi 60 anni. Pubblicherò solo vinili e poi naturalmente i file scaricabarili sui vari store – forse un numero esiguo di copie in cd più che altro per il lavoro di promozione – dove non fa breccia il presskit ci si prova col cd – con le riviste ad esempio – non tutte rispondono all’appello se non mandi il cd.

Pensi che il vinile rispetti più il suono o la sacralità della musica? O sia solo una scelta di marketing?
Il sacro è una nostra proiezione; ascoltare un vinile alla fine degli anni 60 per me aveva qualcosa di rituale. Il disco sul piatto, la poltrona , l’ascolto con la copertina tra le mani; copertina da studiare – copertina studiatissima – copertina opera d’arte – potrei elencarne molte – non era solo la copertina era anche la musica – era il suono della musica percepito visivamente.

Brani bizzarri, un piglio vocale che spesso si potrebbe contestare. Tutto questo e altro ancora per te è libertà?
Mah non saprei – perché contestare? Io sono cresciuto con Lucio Battisti; siamo ancora lì? La sua “non voce” non è servita a nulla? Canto con la mia voce. Mi occupo di musica, è la mia libertà . Con questa voce…. siam sempre lì e di nuovo de Albanominaranieribaglionirai…. non solo ti precludono gli spazi ma ti hanno addomesticato il giudizio, il punto di vista. Non se ne esce ma non importa. Oggi poi… ti correggono la voce durante il concerto col melodin – è quasi tutto registrato e poi però arriva Bugo: ha cantato a San Remo e non stiamo certo a sottilizzare sulla sua voce visto che canta così da 20 anni… ha la sua voce.

Perché il grammelot? Perché non cercare un significato per le parole?
Lo cercherò. Il nuovo disco sarà tutto in italiano – non ho niente contro il significato ma il significante per “English Aphasia” era più importante. La musica è il significante.

E quindi perché hai scritto brano in italiano? Ispirazione lirica venuta d’improvviso o quel preciso momento del disco aveva bisogno di un maggiore significato?
No nessuna ispirazione, solo lavoro. Avevo scritto “Elefante Marino” (diventata “Sea elephant”) parodia del Walrus lennoniano nel 2005; avevo parodiato anche il testo di Lennon interpretando ogni verso per immagini opposte ma in italiano. Ad esempio: il naso giallo saliva la montagna, poteva diventare: il ventre rosso scendeva in mare aperto.

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