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Laín: il lento incedere del tempo folk

Leonardo Guarracino, in questo secolo discografico si firma Laín e noi restiamo seduti in un angolo rigorosamente illuminati dal poco valore di una lampada di cera rigorosamente poggiata su una madia di qualche generazione prima. E attorno scorre lento il tempo senza però voltare le spalle alle grandi industrie digitali ma senza neanche affidare a loro l’unica ragione di esistenza. Perché Laín sa benissimo esistere con se stesso e sa  come bastare a se stesso… e questa musica lo dimostra ampiamente. Prima con un singolo come “Dust” che ha letteralmente polverizzato le abitudini a trasgredire restituendo valore alle origini e alla semplicità. E poi oggi con il nuovo brano “Hourglass”, ennesima dimostrazione di scrittura pop internazionale, folk negli intenti, rock in momenti a contorno… non mancano i computer e non mancano le ingenuità. Ma tutto questo si porta in un piano secondo, anzi terzo a quell’immensa ricchezza che è l’espressione trasparente di se. Ed è un suono che ci piace… e sarà un disco – “Line of Light” (in pubblicazione per Soundinside Records) che attenderemo in autunno con fiducia e aspettative importanti.

Parliamo di Laín… un artista che da artista nasce oggi con un progetto ben coltivato nel tempo. Perché pensi di essere giunto alla “fine” della gestazione? Cosa senti di aver raggiunto?
Sento di essere cresciuto, ma ancora lontano dalla piena maturità. Grazie a questo progetto ho scoperto di avere un gran potenziale e questa consapevolezza è fonte di motivazione.

E quanta gestazione appunto ha alle spalle? I tuoi viaggi, le tue influenze, i tuoi dischi… come si approda ad un disco del genere?
Ho visitato tantissimi posti, mi piace scrivere nei parchi delle città o seduto in treno, ma alla fine le canzoni vengono fuori quasi sempre quando sono chiuso in camera. Ad un disco così intimo si arriva dando la priorità ai testi e ai contenuti.

“Line of light” sarà il titolo di questo disco in uscita in autunno. Mi incuriosisce molto… questi singoli ispirano la notte, il buio, le ombre, la riflessione. Oppure siamo chiusi in una stanza, barricati dietro le finestre chiuse in pieno giorno? Da dove arriva questa linea di luce?
Entrambe le cose. La linea di luce del brano da cui prende il nome l’album è qualcosa che brilla per un attimo prima di sparire, ma nel titolo dell’album la intendevo come un filo di luce che filtra attraverso una crepa.
Una premessa, o meglio, una promessa di luce.

E la copertina di “Hourglass” è altrettanto interessante… visionaria e non poco… che c’entra l’acqua (se si tratta di acqua) con il tempo di una clessidra?
Sì, la copertina è frutto del talento di Linda Russomanno che saluto e ringrazio ancora. Ha colto nel segno, abbinando al brano un’immagine che ne estrae il senso, attraverso un’apnea che la dice lunga.

E questo suono classico, questo suono acustico, questo folk di eterna bellezza che mai smetterà di piacere… come nasce da un giovane artista ovviamente immerso nella scena indie dove impera l’elettronica ovunque? Dovremmo aspettarci anche questo dal disco?
Io ho 31 anni ormai, non sono più così giovane… Con gli ascolti sono un po’ bloccato nel passato, adoro i classici, ma mi sto avvicinando alla musica contemporanea. Questo album è molto eterogeneo, credo offra una buona panoramica del mio repertorio. Spero di sperimentare un po’ di più e per questo sto cercando musicisti affini per formare una band.

A quando il video ufficiale?
Non so quando uscirà, stiamo dando priorità alla musica, ma me lo stanno chiedendo in tanti. Vorrà dire che dovremo organizzarci in tal senso.

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