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SYNTHAGMA PROJECT: oltre le forme conosciute

Cos’è la tradizione e cos’è il futuro? Ed è questo un punto da cui partire per far proprio l’ascolto di “Onirica”, una vera e propria immersione spirituale dentro qualcosa che non ha una forma conosciuta, piuttosto somiglia e richiama nelle sembianze ma che invece, a farci caso, si discosta molto da qualsiasi abitudine. Sono i SYNTHAGMA PROJECT, evoluzione di suono e di concezione di quelli che erano gli InChanto, portatori sani di nuovo folk sperimentale che oggi violentano anche la norma dei suoni tradizionali per arrivare ad un incontro tra passato e futuro davvero notevole. Un disco che oggi ritrova la sua voce con un nuovo video ufficiale ad incorniciare “Fragments”, una piccola fotografia che nasce dall’improvvisazione e da idee rubate al caso durante le prove. Ma “Onirica”, pubblicato dalla RadiciMusic, non è solo questo. È anche la sacralità di scritture antiche, di rivisitazioni e nuove forme da dare alla tradizione medievale… è un disco che purtroppo incontrerà pochissimi cultori di una materia davvero lontana dal nostro quotidiano. Io personalmente ho abbandonato ogni didattica e ho scelto di investire ogni istante di visione personale nel codificare a mio modo il suono antico dei Synthagma Project.

Io partirei da una linea di confine che divide la tradizione dal futuro. Voi sembrate restarvi ancorati ripescando dall’antico e restituendone suoni del futuro. Sbaglio? Perché questa scelta?
Cos’è la tradizione e cos’è il futuro? Nella musica, come in tutte le espressione artistiche, non si può mai prescindere dal passato: si avranno sempre e comunque delle influenze, a volte magari a livello inconscio, che ti porterai dentro e con cui dovrai “fare i conti” quando meno te lo aspetti. Paradossalmente, se un certo genere di arte è stato percepito come datato dalle generazioni immediatamente seguenti, per quelle ancora successive sono risultate ”moderne”, in una sorta di corsi e ricorsi. Per cui magari adesso sentiamo più “attuale” la musica medievale (basti pensare all’uso delle scale modali) rispetto a quella del periodo barocco o romantico. D’altra parte già come InChanto siamo partiti da stilemi della musica antica e folk per portarli verso altre direzioni. Ebbene con Synthagma Project vogliamo andare ancora oltre inserendo l’elettronica e dando spazio all’improvvisazione.

Cosa vi ispira della tradizione antica nello specifico? Come andate a caccia delle opere da elaborare… quali ascolti ci sono all’origine dei Synthagma Project?
In realtà non andiamo volutamente a cercare delle composizioni da rileggere. Il nostro progetto nasce soprattutto da esigenze compositive: può succedere, però, che ci imbattiamo in brani che ci colpiscono particolarmente, con cui entriamo subito in sintonia, e allora nasce una sorta di…sfida nella sfida, nel tentare, in qualche modo, di “farli nostri”. Per il resto tra i nostri ascolti c’è di tutto: rock, blues, musica medievale, musica classica. Fondamentale però risulta il Progressive degli anni ’70 anche per la concezione della musica che cerca di rifuggire dai canoni classici della forma “canzone”, per la ricerca dei suoni e per la veste grafica del vinile: quindi King Crimson, Gentle Giant, Genesis, Jethro Tull ecc. rivestono un ruolo di tutto rispetto tra le nostre influenze.

Alla chitarra elettrica si aggiungono strumenti molto meno conosciuti come la ghironda. L’incontro genera sensazioni affascinanti. E anche uno strumento medievale l’avete riportato nel futuro con effetti ed elettronica. Il contrario? Avete mai portato (se possibile) uno strumento di oggi nei panni di qualcosa che ha secoli sulle spalle?
Quando abbiamo dato vita al progetto uno delle cose che più ci intrigavano era quella di “estrarre” sonorità inusuali da strumenti acustici, in particolare antichi come la ghironda o il kantèle, con tutte le loro limitazioni, ma anche con il loro fascino: strumenti che comunque “ti vibrano addosso”. Sinceramente il percorso contrario, cosa che tra l’altro abbiamo fatto in passato con altri progetti, ci attrae meno dato che con un synth o un campionatore è molto più semplice, e più scontato, ricreare suoni acustici. L’eccezione è la chitarra elettrica da cui Daniele, con le sue pedaliere, riesce a creare suoni “liquidi” ed eterei che costituiscono le fondamenta del nostro sound.

“Onirica” è un disco che racchiude tutto di voi. Dalle improvvisazioni inedite alle liriche antiche. Di tutto questo mondo, il vostro vero equilibrio dove si trova? Siete più propensi all’improvvisazione o a qualcosa di già scritto da cui partire?
L’esperienza con gli InChanto ci ha dato, e speriamo possa darci ancora, molte soddisfazioni. Tuttavia con il progetto Synthagma abbiamo voluto dare un taglio netto al “modus operandi” usato in questo contesto. Nel primo caso, per il tipo di organico di formazione più classica, i brani nascono con una struttura già definita, con partiture scritte e rigide. Nel secondo, oltre a lasciare ampi spazi per l’improvvisazione, cambia completamente il metodo compositivo: molti brani di “Onirica” sono nati quasi per caso in studio, magari ispirati da un suono o da una sequenza di accordi creata al momento. Inoltre alcune composizioni dal vivo vengono eseguite in modo sempre diverso, spesso anche cambiando strumentazione, in modo da risultare ogni volta esecuzioni uniche.

Colpisce anche molto questo video nelle sue trame visionarie… anche l’immagine per voi è importante? E in che misura?
L’immagine è sempre stata molto importante in tutti i nostri progetti, anche negli aspetti minori come ad esempio l’attenzione nel disporre gli strumenti sul palco. Specialmente con gli InChanto abbiamo spesso allestito spettacoli in scenari particolari in cui luci, danza e recitazione interagivano con le nostre musiche. Inoltre, riallacciandoci al Progressive, la cura dell’aspetto grafico è stata sempre una caratteristica fondamentale dei nostri dischi, al pari di quello musicale e letterario. Anche questo album non fa eccezione, con la differenza che, se in passato sono state usate tecniche più tradizionali quali pastelli e acquerelli, qui siamo partiti da nostri scatti fotografici che poi abbiamo “ridisegnato” mediante tavoletta grafica. Con il tempo vorremmo utilizzare anche animazioni realizzate sulle immagini del Cd da proiettare durante i concerti. Ci stiamo già lavorando.

 

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