C’erano i Masua e ora c’è il progetto MASUA. Sempre lui a governarne la rotta: Claudio Passiu torna con un nuovo disco di inediti in studio, lavoro personale che titola “Occhi chiusi” e qui i piani di lettura sono molteplici. Vivere la vita, vederla accadere e emanciparsi con essa… ma anche la costrizione dentro i rapporti, le dinamiche, le tante omologazioni di stile. MASUA sforna un pop rock aggressivo nelle intenzioni ma dolce e sensibile nelle soluzioni finali. Anche le aperture in maggiore, le “grida” di consapevolezza sono esse stesse testimonianze di liberazione e di rinascite. Un disco circolare dentro la forma liquida del pop anni ’90.
![](https://www.blogmusic.it/wp-content/uploads/2022/06/COVER-MASUA.jpg)
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Progetto solista per MASUA. Cosa ti sei portato dalla musica di una band? Sono due realtà decisamente lontane…
Sì molto lontane. Mi porto la leggerezza di non dover mediare e a volte litigare. Allo stesso tempo il confronto, la contaminazione è importantissima. Questa cerco di assorbirla ascoltando tantissima musica anche a volte un po’ lontana dal rock.
Elettronica e rock acustico. Come hai fatto dialogare questi due mondi?
Quello acustico è sempre la base di partenza. Con la chitarra acustica escono quei suoni che mi ispirano per scrivere, dopo arriva l’elettrica che è necessità espressiva. Quelle “pacche” di distorsione nei ritornelli danno sostegno a una melodia che spesso se nò sarebbe praticamente di musica leggera.
E perché l’uso dell’autotune nel brano “Occhi Chiusi”? Una testimonianza di vicinanza alle mode di oggi?
“Occhi Chiusi” è un brano che mentre lo scrivevo mi immaginavo sospeso per aria, a volte addirittura nello spazio. L’effetto dell’autotune mi riportava un po’ a quell’immagine nella musica. Poi perché no, è necessario stare al passo con i tempi.
Parliamo di gusti e contaminazioni. Da John Fante a Freddie Hubbard e Gian Maria Volontè. Cioè?
Nelle canzoni scriviamo ciò che pensiamo, ciò che viviamo, e quindi anche ciò che ci piace. La lettura di John Fante mi ha accompagnato nella scrittura di “Chiedi alla polvere” (tra l’altro suo romanzo), Hubbard e Volontè sono citati in “Fantasmi” esplicitamente come due elementi, musica e cinema, che mi aiutano: “male non c’è, più dentro me”.
La copertina a me personalmente mi rimanda a Lars Von Trier… non so cosa ne pensi…
Wow! Bellissimo rimando, grazie! Ora che me lo dici mi viene in mentre DOGVILLE: essenzialissimo, estremo, teatrale, tanto nero … ci sta! Ricordo la sala del cinema piena ma che pian piano si svuotava di tutta quella gente venuta a vedere quel film probabilmente solo perché recitava la sempre bellissima Nicole Kidman, ma non che non si aspettava un film del genere. È stato buffo, significativo…